LE MOSSE DI GRILLO DOPO LO SCONTRO CON CONTE
Il Movimento 5 Stelle è davvero alla vigilia della sua scissione “definitiva”? Lo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte non si esaurisce, ancora ieri sera l’ultimo “botta-risposta” che ha di fatto consegnato alla politica italiana l’annuncio che tutti aspettavano ormai da tempo: «Se resto in campo? Sicuramente c’è tanto sostegno dai cittadini, abbiamo fatto un progetto politico, ho lavorato 4 mesi a questo progetto e non vedevo l’ora di condividerlo… Questo progetto politico evidentemente non lo voglio tenere nel cassetto, perché non può essere la contrarietà di una singola persona a fermare questa proposta politica che ritengo ambiziosa e utile anche per il Paese».
Con queste parole, pronunciate in strada dopo il video di Beppe Grillo, Conte in pratica annuncia la nascita del nuovo partito con il chiarissimo intento di “svuotare” il M5s attuale e abbandonare il Garante e fondatore. “ConTe”, “PdC” o chissà quale altro nome: per il momento il progetto non prevede di passare dal Movimento, anche perché simbolo e nome sono saldamente in mano a Beppe Grillo, ma è sul contenuto delle forze che animeranno questo partito “contiano” che si gioca tutto. Fico, DI Maio, Di Battista, Raggi, Patuanelli, Fraccaro, Buffagni, Appendino, insomma la classe dirigente grillina da che parte starà della barricata? L’impressione è che al momento sia più Conte di Grillo a rappresentare un’opzione valida per il futuro (non fosse altro che l’ex Premier ha fatto chiaramente intendere di non volere il vincolo sul secondo mandato): ieri sera il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si è recato nell’abitazione di Giuseppe Conte, nelle ore in cui i pontieri del M5S tentano l’ultima, quasi impossibile mediazione tra l’ex premier e il garante del Movimento.
IL NUOVO PARTITO DI CONTE
Le trattative si provano fino all’ultimo, ma le parole pesano e quelle dette ieri da Conte dopo il video-sfogo (dai toni però dimessi, non al solito furenti) di Grillo sembrano essere pietra tombale: «Io e Grillo – ha spiegato ai cronisti – abbiamo una fittissima corrispondenza documentale, se lui mi autorizza sono disposto a pubblicarla perché agisco sempre in trasparenza. Grillo ha chiesto più che una diarchia politica». E poi ancora, concludendo, «Quando viene chiesta la rappresentanza internazionale, il coordinamento della comunicazione, quando viene chiesto di condividere tutte le scelte degli organi politici – vicepresidenti, componenti dei comitati – quando finanche viene chiesto di concordare e autorizzare addirittura i contratti allo staff di segreteria io credo che sia più che una diarchia ed è umiliante. Quindi lo statuto non è secentesco, è medievale da questo punto di vista».
M5S VERSO SCISSIONE: COSA SUCCEDE
Il partito – che sia quello nuovo di Conte ancora da far nascere o il M5s – è di dilaniato come non mai e le scelte di iscritti ed eletti sono sempre più determinanti per capire che forma prenderà il futuro prossimo dei pentastellati (e dello stesso Governo Draghi, interessato a capire con quali forze e leader dovrà confrontarsi nei prossimi mesi). Secondo l’ultimo retroscena del Corriere della Sera, la strategia di Grillo per tenere assieme tutti i “cocci” potrebbe essere giocare d’anticipo rispetto all’attendista Conte: «Cercare una soluzione per la guida del M5S che sia una sorta di “segreteria d’unità”, un direttivo in grado di offrire efficienza e operatività in tempi brevi». L’ipotesi è un direttorio a 5 nominato direttamente dal Garante per superare la leadership pro-tempore di Vito Crimi, ieri incalzato a più riprese da Grillo per permettere il voto su Rousseau, pena un risarcimento politico, economico e procedurale da sottostare (Crimi è dato sempre più verso Conte, come da lui ammesso ieri nel minacciare le dimissioni dal ruolo di capo politico); ma la mossa servirebbe soprattutto a compattare il Movimento e permettere il voto su Rousseau (con l’ok già avuto da Casaleggio) in due tranche. La prima votazione per scegliere la nuova guida (che non sia Conte, ndr), la seconda per apportare le modifiche allo statuto necessarie per far ripartire il Movimento e sganciarlo da Rousseau. I rischi sono tanti anche perché le divisioni non mancano: non solo “filo-Conte” e “filo-Grillo”, ma anche gli stessi gruppi parlamentari vedono alla Camera una maggioranza più pro-Beppe e un Senato con guida dei contiani. Si potrebbe ripartire da zero in tutti e due i “partiti”: il vecchio M5s e il nuovo di Conte, ma al momento ogni possibile ipotesi “pacifica” viene esclusa da tutti i protagonisti di prima e seconda linea della grande “partita” a 5Stelle.