Cresce il numero dei contratti di produttività stipulati nel nostro Paese: un aiuto importante anche per i rapporti sindacali
I temi dei salari italiani che sono rimasti indietro rispetto all’inflazione e della crescita di lavoratori poveri sono costantemente presenti nei dibattiti sul lavoro.
Incidere sulla produttività, introdurre per legge un salario minimo, rendere obbligatorio il rinnovo dei contratti a scadenza: le possibili soluzioni sono molte e talvolta creano divisioni inconciliabili fra esperti e fra le organizzazioni sindacali.
Un punto vede in genere il consenso di tutti gli attori coinvolti: favorire la contrattazione di secondo livello. Con questa definizione si intendono gli accordi sindacali che a livello aziendale o territoriale, partendo dalla base fissata dal contratto nazionale di categoria, aggiungono riconoscimenti economici in base a obiettivi da raggiungere. A favore della diffusione di questi accordi la legislazione è intervenuta ormai da molti anni per dare sostegno attraverso una tassazione inferiore a quanto pesa sul resto del costo del lavoro.
Come tutte le iniziative che scuotono le tradizioni sindacali, la crescita della contrattazione di secondo livello è stata lenta, ma è ormai una realtà che incide sulla situazione dei salari reali.
Il ministero del Lavoro ha reso noti i dati al 15 giugno scorso. Sono 3,7 milioni i lavoratori del settore privato che beneficiano di un contratto di secondo livello, per lo più legati a obiettivi di produttività, con un premio medio di 1.596,50 euro al raggiungimento degli obiettivi. Insomma, un sostanzioso mese in più di stipendio nella media. La tassazione per questi incrementi di stipendio è stata dimezzata dal Governo attuale e portata al 5%. Con la pressoché unanimità delle forze politiche si sta provando ad azzerare l’onere, vincoli sulla spesa pubblica permettendo.
Il trend dei contratti di secondo livello è crescente. Si registra un 4% in più rispetto ai dodici mesi precedenti. Oggi sono attivi 14.158 contratti. Di questi la stragrande maggioranza, 11.602, hanno come obiettivo incrementi di produttività. Nei contratti sono previsti più obiettivi e oltre alla produttività si pongono obiettivi di redditività (9.083) o di qualità (7.181). Si prevedono piani di partecipazione in 1.489 casi e ben 8.771 sono pacchetti di welfare aziendale.
La diffusione della contrattazione decentrata non è più patrimonio di aziende di dimensione significativa. Il 49% dei contratti attivi, quindi uno su due, è attivo in aziende fino a 50 dipendenti. La crescita è dovuta anche al diffondersi della contrattazione territoriale. È attraverso questa formula che si possono coinvolgere le tante Pmi dove non c’è rappresentanza sindacale. Dei 14.158 contratti attivi, 11. 581 sono contratti aziendali e 2.577 sono contratti territoriali. Questi ultimi hanno avuto negli ultimi 12 mesi un tasso di crescita del 10,1%.
Se una distribuzione fra le diverse dimensioni aziendali si sta riequilibrando, rimane invece molto diversificata quella territoriale: il 73% dei contratti di secondo livello è al nord, il 17% al centro e solo il 10% nel mezzogiorno.
Venendo al numero di lavoratori coinvolti, si suddividono in circa due terzi (2.633.134) con contratti aziendali e un terzo (1.072.615) con contrattazione territoriale. Significativa la differenza economica fra le due posizioni. La media generale di 1.596,50 euro risulta dalla media di 1.809,08 euro della contrattazione d’azienda e 765,71 euro della contrattazione territoriale.
I contratti di secondo livello sono per lo più adottati da imprese industriali e dei servizi. Quasi inesistenti in altri settori.
Come già detto, gli incrementi economici godono di una tassazione molto vantaggiosa e vi sono ancora margini di miglioramento sia per l’abbattimento totale della tassazione, sia nei massimali della contrattazione. Oggi il sostegno alla contrattazione decentrata vale per i lavoratori del settore privato, con contratto di lavoro subordinato sia a tempo indeterminato che a termine, con un reddito annuo non superiore agli 80.000 euro. La tassazione agevolata si applica per premialità fino ai 3.000 euro annui che possono diventare 4.000 qualora l’accordo preveda anche un coinvolgimento paritetico dei lavoratori nell’organizzazione del lavoro.
La diffusione della contrattazione legata a obiettivi aziendali, accompagnata oggi dalla legislazione a favore della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, può realmente imprimere un rinnovamento profondo della cultura dei rapporti sindacali.
È un periodo segnato da grandi divisioni fra le principali confederazioni sindacali e tali divisioni riguardano certo il posizionamento verso la politica, ma soprattutto fanno emergere una divisione fra un sindacato arroccato su posizioni conflittuali e un sindacato che vede nella contrattazione continua la base per un rinnovato patto sociale per lo sviluppo del lavoro di dignità.
La contrattazione di secondo livello sia aziendale che territoriale è al contrario un terreno che vede agire unitariamente quanti sono divisi a Roma. L’augurio è che siano le tante proficue esperienze aziendali e territoriali a indicare il passaggio verso una scelta unitaria per un sindacato capace di recuperare il suo ruolo di interlocutore contrattuale a tutti i livelli accantonando le velleità massimalistiche di una minoranza.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.