Si è chiusa con un accordo la COP30 in Brasile: nel testo finale sono spariti i riferimenti ai combustibili fossili e alla deforestazione
Si è chiusa in uno scrosciante – ed esausto – applauso generale la lunghissima trattativa della COP30 che nelle ultime due settimane ha impegnato i leader di quasi 200 paesi del mondo in un accordo che fino a poco fa sembrava del tutto impossibile: un nodo che si è sciolto grazie ad ampie concessioni fatte – tra gli altri – dall’Unione Europa che ha abbandonato a ridosso dell’ultima votazione la sua battaglia sui combustibili fossili; mentre a ben guardare l’accordo raggiunto dalla COP30 sembra essere – nuovamente – un impegno strettamente formale, che non porterà a nulla di veramente concreto.
Procedendo per ordine, il punto – almeno, per certi versi – più importante che emerge dall’accordo raggiunto dalla COP30 è che non c’è nessun riferimento esplicito all’abbandono dei combustibili fossili: si trattava del tema attorno al quale si è concentrato il dibattito più feroce in queste due settimane di trattative, con un blocco di 80 paesi – tra i quali, appunto, l’UE – che si è duramente scontrato con i grandi produttori di petrolio, gas e carbone; perdendo la battaglia al fine di chiudere la trattativa che si stava per incagliare in un nulla di fatto.
Non solo, perché dalla formulazione finale dell’accordo sulla COP30 è sparito anche ogni riferimento all’interruzione della deforestazione, strettamente legata all’uso delle risorse naturali per la produzione di combustibili fossili e che vedeva nuovamente opposti gli stessi schieramenti citati prima: sui due temi è arrivato solo un impegno informale dalla presidenza brasiliana della COP30 alla realizzazione – nei prossimi 12 mesi – di una roadmap; ma di fatto la trattativa è rimessa alla COP31 e possiamo immaginare che l’esito sarà il medesimo di questi giorni.
Cosa prevede l’accordo raggiunto dalla COP30 in Brasile: più fondi per l’adattamento e nessuna misura “discriminatoria”
D’altra parte, sono piuttosto labili e generici gli impegni effettivamente presi dai partecipanti della COP30: da un lato, infatti, si fa riferimento a un meccanismo a base volontaria per stimolare la collaborazione tra i paesi per raggiungere gli impegni nazionali in ambito climatico; mentre dall’altro lato viene introdotta la “Belém Mission to 1.5” che offrirà supporto ai governi che ne faranno richiesta per raggiungere gli obbiettivi.

D’altra parte, alla COP30 è stato raggiunto anche un accordo finanziario che impegna i paesi – nuovamente senza obblighi o vincoli – a triplicare entro il 2030 i fondi per l’adattamento climatico rispetto alle cifre stanziate nel 2025; mentre l’ultimo punto pattuito – che strizza l’occhio alla Cina – è quello di evitare misure climatiche (come la compensazione delle emissioni di carbonio alla frontiera) che siano “arbitrarie o discriminatorie” nei confronti degli altri paesi e del commercio mondiale.
