L’Oms è in Cina e la Cina ha fornito i dati in tempo reale (con bollettini quotidiani) sul Coronavirus anche agli Usa. Vige la trasparenza?
Alla Cina interessano i flussi d’informazioni, visto che indiscrezioni o cattive narrazioni portano a salassi economici. Le misure eccezionali di Pechino sono muscolari, perché devono dimostrare efficienza (gli ospedali costruiti in emergenza sono funzionali alla narrazione di una Cina forte) e rassicurare i mercati.
Bisogna ricordare che le aziende di Stato cinesi, come riportato dal Financial Times nel 2018, sono di fatto assimilate per statuto al Partito comunista cinese. Il partito, quindi, è “primo proprietario” di aziende di Stato quotate in Borsa. Di fatto il Comitato (del Partito) viene posto al di sopra del Consiglio d’amministrazione (una formula molto particolare) della stessa azienda. Oltre a ciò, il segretario del Partito e il presidente del Cda di una società “dovrebbero coincidere” ed essere “la stessa persona”. La posizione di direttore generale di una qualsiasi azienda di Stato, inoltre, “deve essere ricoperta da un segretario del Comitato del partito”.
Coronavirus e la strategia mediatica di Xi Jinping
Con queste premesse, possiamo immaginare quanto abbiano pesato economicamente (al Partito) i tonfi in Borsa, le ricapitalizzazioni (immessi miliardi di yuan da Bank of China nel mercato interno) frutto della crisi in atto. Xi Jinping e il suo apparato, quindi, hanno messo in campo tre strategie:
– trasparenza e comunicazione dei dati pressoché quotidiana (ma strettamente controllata dal Partito);
– giustificazione mediatica per Xi: sapeva, è vero, ma hanno sbagliato in periferia, lui ha agito subito (sono comparsi gli atti delle riunioni…);
– totale attribuzione delle colpe ai dirigenti di Hubei e Wuhan. La versione ufficiale è: hanno sottovalutato il problema, a differenza del Comitato centrale.
Il ruolo dell’Oms e il ricalcolo dopo il “picco” del Coronavirus: unicum o continuum?
L’Oms è in Cina, il mondo si sente più sicuro, mercati compresi. I dati migliorano, non moltissimo secondo le dichiarazioni della stessa organizzazione ginevrina. La Cina collabora con l’Oms a tal punto da comunicare, la scorsa settimana, un “picco” di casi in una giornata, dovuti a un ricalcolo.
Spiegato il “picco” come cambio di parametri, rimane però un calcolo approssimativo da fare sui totali. Errato forse, quello proposto dai principali media, che di fatto triplicano i contagi e raddoppiano i decessi senza una proporzionalità.
Si possono ipotizzare due scenari, e parliamo di mero livello tecnico di ricalcolo.
Primo scenario
Se il dato è unicum, quindi riferito non a una giornata ricalcolata, ma come summa di dati scarto, presume quindi una semplice somma dei dati comprendente gli “esclusi” di ogni giorno. Ergo si desume una summa delle cifre lasciate fuori causa cambio dei parametri dall’inizio dell’epidemia. Se così fosse, per logica il secondo scenario qui sotto decadrebbe.
Secondo scenario
Se non fosse, però, una summa dei “casi scarto”, si potrebbe postulare un ragionamento per calcolare i numeri “reali” con i nuovi parametri. Come?
Se dovessero essere in futuro confermati “picchi” uguali al precedente, quindi un continuum, andrebbe eseguito un ricalcolo a partire dal primo giorno (23 gennaio) con moltiplicatore pari a circa 2,5 per i contagi e circa 1,3 per i decessi, oltre a 1,6 per i guariti, che sono i dati incrociati, in proporzione appunto, con vecchi e nuovi parametri. I moltiplicatori sono calcolati in proporzione al dato incrociato tra i dati con i “vecchi” parametri (poi definiti errati) e quelli con il nuovo calcolo.
Qui, nell’ordine, circa 2,5 – 1,3 – 1,6 vanno calcolati, in base ai dati in proporzione al picco (e arrotondati per difetto) dei casi “scarto”, con un’altra proporzione sul “picco” medio (si dovrebbe fare la media dei “picchi”, a tutt’oggi un dato invece “assoluto”, perché unico, quindi il calcolo sarebbe riferito non a una media).
Coronavirus e ricalcolo di contagi, guariti, decessi e Pil
Indicando come D il dato iniziale del contagio, abbiamo D x 2,5 = D2. D2 va poi moltiplicato ancora per 2,5, e così via fino alla data odierna: quindi il dato crudo d’ogni giorno va moltiplicato per 2,5. Stesso procedimento con decessi e guariti.
A questo ricalcolo, applicando ai tre macro-dati i tre decimali, addirittura abbassati dopo il nuovo ricalcolo dei doppioni (come riferito da Oms proprio nell’epicentro dell’epidemia, quindi, in base alle proporzioni, rispettivamente un 15% in meno), risulterebbero dati assai diversi, forse deleteri per la salute e l’economia cinese.
Tra ricalcoli ed economia proprio in queste ore General Motors e Fca hanno comunicato d’aver intrapreso l’iter per riavviare la produzione. Rimangono la cancellazione o lo spostamento dei grandi eventi, così come il taglio del rating sul lungo termine per l’intera economia cinese e, ovviamente, mondiale.
Ma forse, all’interno del Comitato centrale, a far più paura in questo periodo è il ricalcolo riferito alle stime di crescita del Pil, che porta la Bank of China a ricapitalizzazioni continue. Una questione spinosa per la Wto (Organizzazione mondiale del commercio), che si ritrova a promuovere il libero (anzi, più che liberissimo…) mercato con al centro una nazione che gestisce le proprie aziende (quotate) tramite la propria Banca centrale, la quale ricapitalizza società a stretta proprietà d’un partito politico (di stampo socialista).
L’ossimoro è servito.