Il lockdown è stato utile per fermare il coronavirus, ma con i limiti del caso. Lo si scopre osservando i dati dell’Istituto superiore di sanità diffusi nella conferenza stampa di oggi. C’è stato infatti un focus sui “luoghi di esposizione” dei casi diagnosticati dal 1° aprile 2020. Dove ci si infetta in questi giorni di quarantena? Nelle Rsa, case di riposo e comunità per disabili: sono stati registrati 1.990 casi, per una percentuale quindi del 44,1 per cento. Il secondo luogo di diffusione del coronavirus è quello familiare. In quest’ambito si sono infettate infatti 1.113 persone, quindi il 24,7 per cento dei casi registrati in questo mese. Solo nel 10,8 per cento dei casi (485) in ospedale/ambulatorio, mentre il 4,2 per cento lavoro, con cui si intende qualunque luogo di lavoro diverso da gli altri ambiti riportati. Sono 86 i casi registrati nelle comunità religiose (1,9%), 62 in nave/crociera (1,4%), 8 in centri di accoglienza per rifugiati (0,2%), altri 576 casi non sono stati meglio specificati (12,8%) quanto a luoghi di esposizione al coronavirus.
#Bollettino dell’#Istituto #Sanita sui #casi di #coronavirus dove ci si ammala di più? pic.twitter.com/OtPPWmEshv
— ilSussidiario (@ilsussidiario) April 24, 2020
CORONAVIRUS, DOVE CI SI INFETTA DURANTE LOCKDOWN
Trattasi di un’analisi preliminare relativa ai luoghi di esposizione al coronavirus: parliamo di 4.508 casi su 58.803, diagnosticati dal 1° aprile 2020 ad oggi. Ma è una fotografia precisa del momento che stiamo attraversando in quest’emergenza dovuta al coronavirus in Italia. Il problema è infatti nelle Rsa, che solo da poco sono finite sotto esame. In secondo luogo, quest’analisi conferma qualche problema per quanto riguarda l’isolamento domiciliare, un aspetto che andrebbe rafforzato in vista della Fase 2 proprio per evitare che le famiglie diventino piccoli focolai di contagio. Ma rilevante è anche il caso dei contagi avvenuti in ospedale o ambulatorio, a conferma del fatto che servono strumenti di protezione in questi luoghi sensibili. Il fatto che la percentuale del contagio sui luoghi di lavoro sia basso conferma la bontà delle misure restrittive introdotte dal Governo, anche se ci sono studi che sostengono che siano efficaci nei primi 17 giorni. L’Iss comunque precisa che «una raccolta sistematica dell’informazione sul luogo di esposizione permetterebbe una valutazione più accurata dei contesti in cui sta avvenendo la trasmissione della malattia in questa fase della pandemia».