Secondo le ultime notizie in arrivo dalla task force del Governo di Pechino, la Cina ha deciso di inasprire ulteriormente le restrizioni per combattere sul campo il Coronavirus nella vasta regione dell’Hubei: a 60 milioni di persone è stato chiesto di non uscire di casa, vietando anche l’auto privata fino a tempo indeterminato. Un provvedimento di serissimo impatto sulla già complicata società cinese con una sola concessione: solo una persona per famiglia potrà uscire, ogni tre giorni, per fare la spesa e provvigioni per la casa, ma restano così chiusi praticamente tutti gli esercizi commerciali, a cominciare da hotel, farmacie, servizi medici e pure alcuni ospedali. Come ha spiegato questa mattina al Fatto Quotidiano la virologa Ilaria Capua, tutti i dati che si hanno dalla Cina sono «incompleti ma non per malafede, ma perché sono 1,5 miliardi di persone. Non si possono fare così tanti test in un mese». Nel frattempo, intervistato da TgCom 24 il presidente della Società Italiana di igiene, medicina preventiva e Sanità Pubblica nonché docente di Igiene e sanità pubblica all’Università di Parma e all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano afferma «E’ un’epidemia che non ha precedenti il virus presenta una contagiosità alta e un tempo di incubazione relativamente lungo che rende più complicato il contenimento. E’ necessario mantenere altrettanto alta la guardia. Le misure attuate fino ad oggi, che possono risultare antipatiche per gli effetti che hanno sul sistema economico, sono però necessarie», spiega Carlo Signorelli. Con un appello finale ancora il professore ricorda come rispetto a quanto accadde con la Sars, 18 anni fa, è cambiato tutto: «le autorità cinesi stanno dando retta alle istituzioni internazionali, si sono rese conto delle responsabilità e del contraccolpo che può avere l’epidemia, sono state molto attente e questa attenzione dovrà mantenersi!».
SCIENZIATI CINA: “CORONAVIRUS DA LABORATORIO DI WUHAN”
Due ombre
in un sol giorno vengono gettate sulla Cina in merito all’origine dell’epidemia di Coronavirus: in primis, Qiushi – la più importante rivista del Partito comunista cinese – ha pubblicato oggi il discorso di Xi Jinping del 3 febbraio scorso in cui il presidente cinese spiegava di aver dato di continuo istruzioni verbali e scritte fin dal 7 gennaio e di aver «personalmente ordinato la quarantena di circa 60 milioni di persone con la chiusura della provincia dell’Hubei. Dal primo giorno del Capodanno lunare a oggi, la prevenzione e il controllo della situazione epidemica è stata la questione di cui sono stato più preoccupato». Questo perché anche in patria social e altri quotidiani hanno rilevato il ritardo nell’emergenza che potrebbe aver aumentato rischi e purtroppo vittime: la gestione della crisi non piace né all’estero né in patria e per questo viene specificato come Xi Jinping sapeva già della gravità (con conseguenti azioni preventive) fin da inizio gennaio, quasi a dover “giustificarsi” davanti ad una legittima critica mossa. La seconda e più ingombrante ombra arriva però da alcuni scienziati cinesi della South China University: il Coronavirus non sarebbe nato come riferiscono fonti ufficiali dalla trasmissione sull’uomo dai pipistrelli, bensì avrebbe avuto origine in un laboratorio vicino al mercato di Wuhan epicentro dell’epidemia. «La probabilità che questi animali potessero volare sopra il mercato era molto bassa», spiegano gli scienziati nello studio-choc: una delle ipotesi, non l’unica però, è che il virus possa essersi originato in un laboratorio a 12 km dal mercato del pesce dove di recente – spiega uno studio della stessa Università – si era testato un particolare virus sui pipistrelli a partire da quello primordiale della Sars. I risultati dello studio, mostrati anche da TgCom 24 a questo indirizzo, dicono con nettezza «Potrebbe essere necessario rafforzare i livelli di sicurezza nei laboratori a rischio biologico ad alto rischio, che potrebbero essere trasferiti lontani dai centri urbani e da altri luoghi densamente popolati».
70 NUOVI CONTAGI SULLA NAVE DA CROCIERA IN GIAPPONE
Il contagio del Coronavirus Covid-19 purtroppo non stenta ad esaurirsi: 1669 vittime, 69261 contagi e 9654 guarigioni, così riporta la mappa in aggiornamento quotidiano della John Hopkins CSSE mentre si temono gli effetti del primo contagio registrato in Africa lo scorso venerdì (in Egitto per la precisione, ndr). La maggior parte dei decessi – se si escludono le 4 morti in Filippine, Taiwan, Giappone e Francia (ma la vittima era un 80enne con gravi crisi respiratorie, ndr) – sono tutte nella regione della Cina centrale di Hubei, dove la sua capitale Wuhan resta di fatto in totale quarantena. Si registrano in questa domenica purtroppo 70 nuovi contagi a bordo della nave da crociera Diamond Princess che da settimane è ferma in Giappone nel porto di Yokohama: a bordo il Coronavirus è stato verificato in 355 persone sulle 1219 cui sono stati fatti i test a bordo. La situazione resta potenzialmente fragorosa visto che vi sono 3700 persone in tutto sulla enorme nave da crociera (di cui 35 italiani, compreso il comandante) e 73 dei 255 contagiati che ancora non hanno sintomi della malattia Covid-19. «Fra i 286 contagiati dal coronavirus sulla nave da crociera Diamond Princess ci sono 46 cittadini americani e saranno ricoverati in ospedali giapponesi», spiega alla Cnn la società armatrice Princess Cruises, confermando come quei cittadini statunitensi non potranno salire a bordo degli aerei in arrivo dal Usa per portare a casa la restante compagine americana a bordo della nave.
CORONAVIRUS, PRONTO RIENTRO DI ALTRI 35 ITALIANI
Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha invece informato questa mattina come i 35 italiani a bordo della Diamond Princess saranno rimpatriati con un volo partito per il Giappone nelle prossime ore: «dopo aver riportato Niccolò dalla sua famiglia, ci siamo messi subito al lavoro per i 35 italiani bloccati sulla nave da crociera Diamond Princess, in Giappone. Oggi posso dirvi che partirà un volo anche per loro, lo abbiamo deciso ieri insieme al commissario straordinario, Angelo Borrelli, e al Ministro della Salute, Roberto Speranza. Questa è l’Italia che non lascia mai soli i suoi connazionali. Siamo italiani, nessuno deve restare indietro, lo Stato c’è e non mancherà. Grazie a chi sta dando il massimo in queste ore, in patria e all’estero, per fornire il massimo supporto a chi ne ha bisogno», spiega l’ex leader M5s in una nota su Facebook e sul sito della Farnesina. In merito al rischio di contagio del Coronavirus in Italia – dove ricordiamo i casi restano 3, due cinesi e un italiano tutti ricoverati in stabili condizioni allo Spallanzani di Roma – dalla Cina nei prossimi giorni torneranno in Toscana circa 2500 cinesi che erano andati a festeggiare il Capodanno. Lo ha annunciato il Governatore Enrico Rossi, dopo aver spiegato anche «la maggior parte proviene dalla provincia Zhejiang, quarta per numero di casi accertati di coronavirus». La Sanità regionale ha già allestito un ambulatorio speciale per loro nel Fiorentino, con le stime già effettuate dallo stesso Rossi in unità con la task force del Ministero della Salute «2.000 persone abitanti a Prato e 500 a Firenze. Per ora non c’è nessun allarme, nessun caso di nuovo coronavirus tra persone di ritorno dalla Cina. Quindi, certo, dobbiamo alzare il livello di attenzione e di prevenzione, ma prima di tutto combattere la paura, l’ignoranza, il pregiudizio, i fenomeni di razzismo», conclude il Presidente Rossi.