CORONAVIRUS/ L’infettivologo: mancano numeri veri per sapere quanto è grave

- int. Marcello Tavio

Coronavirus in Italia, intervista al dottor Marcello Tavio (Ospedali Riuniti Ancona): “non è un virus influenzale benché abbia le stesse caratteristiche”. Sintomi e rischio mortalità

cina coronavirus 4 lapresse1280 640x300 Carrie Lam (seconda da sin.), capo esecutivo di Hong Kong (LaPresse)

“I sintomi del coronavirus sono quelli tipici dell’influenza: febbre, tosse, difficoltà respiratorie. Ma non è una influenza e tanto meno un nuovo ceppo di un virus influenzale mai identificato prima” spiega il dottor Marcello Tavio, infettivologo, specialista in malattie infettive, attualmente direttore dell’Unità operativa di malattie infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona. “Si tratta invece di un nuovo ceppo di coronavirus che non era mai stato identificato prima nell’uomo, motivo per il quale non esiste ancora un vaccino”.

Nonostante l’allarme, le paure esagerate e ingiustificate, ora che i primi due casi di coronavirus sono stati accertati in Italia (una coppia di turisti provenienti proprio dalla provincia cinese in cui si è originata l’epidemia, con una comitiva di turisti che è stata a Milano, Parma e adesso a Roma, dove sono stati ricoverati), secondo Tavio non siamo in presenza di un tipo di virus in grado di provocare un numero esagerato di decessi: “Ad oggi si parla di poco più di 9mila contagiati, ma le cifre esatte le conoscono solo le autorità cinesi. Invece i morti si possono contare, perché i loro corpi non spariscono, e a tutt’oggi sono 213. Questo ci dice che il tasso di mortalità non è elevato e che molti contagiati guariscono”.

In Italia, per esempio, nel 2019 l’influenza ha causato 198 vittime e analizzando la situazione delle persone decedute, si scopre che diverse avevano più di 80 anni e soffrivano di patologie preesistenti come diabete, cirrosi epatica, ipertensione arteriosa. Anche la Sars nel 2002-2003 aveva causato molte più vittime tra gli anziani che non tra i giovani.

Dopo aver identificato due turisti cinesi che si trovavano in vacanza in Italia, il governo italiano ha diramato misure drastiche: cancellazione dei voli da e per la Cina per sei mesi e stato di emergenza sanitaria per lo stesso lasso di tempo. Sono misure appropriate rispetto a quanto sta succedendo?

Chiariamo subito che non è il governo italiano ad aver assunto queste decisioni: si è limitato ad adottare quanto deciso dall’Organizzazione mondiale della sanità. Che invita ciascun paese a prendere le decisioni e le misure che considera adeguate in base alla situazione. Per cui l’Italia si è solo allineata a una decisione valida per tutti i paesi del mondo.

Al momento i due turisti cinesi contagiati e ricoverati a Roma risultano in buone condizioni. Facciamo un po’ di chiarezza: è o non è un nuovo virus influenzale?

No. Si tratta di un virus appartenente a una famiglia ben nota del coronavirus. Questi virus possono causare malattie sia negli animali che nelle persone. Quando passano da un animale all’uomo si verifica un salto di specie. Essendo un virus del tutto nuovo per il sistema immunitario umano, esso reagisce in maniera inappropriata causando malattie gravi.

I sintomi però sono identici a quelli influenzali.

Sì, i sintomi sono identici, capita che uno entra in ospedale con il virus dell’influenza ed esce con il corona. Non confondiamoli, però: la caratteristica dei virus respiratori è quella di causare sindromi che si assomigliano, ma i patrimoni genetici sono diversi.

È opportuno che chi sente i sintomi dell’influenza vada a farsi controllare?

In Cina certamente sì. In Italia, nonostante i due casi denunciati a Roma, direi di no. Cioè, uno si faccia controllare per l’influenza, ma non pensando di avere il coronavirus.

È vero che non esiste un vaccino?

Sì, è vero. Al momento, essendo un virus mai identificato prima, non c’è ovviamente ancora un vaccino. Cercheranno di svilupparlo in tempi brevi.

Che cosa si può dire sul tasso di mortalità? Siamo davanti a una pandemia di grosse proporzioni?

L’uomo fa più fatica a difendersi, ma la mortalità non è elevata come sembrava all’inizio. Certo, si toccheranno numeri superiori alla Sars e all’influenza, ma stiamo vedendo che la maggior parte delle persone contagiate supera la malattia e sopravvive.

Si parla di oltre 9mila contagiati e poco più di 200 morti. Sono numeri preoccupanti?

Questo è un punto che va chiarito. Se fossimo sicuri di aver contato tutte le persone infette e quelle morte a causa del virus, saremmo intorno al 2% di mortalità, che non è poco. Ma, lo ripeto, se fossimo sicuri di questi numeri. Invece è assai probabile che le persone infette siano più di 9mila, mentre il numero dei morti è accertabile, e a quel punto il tasso di mortalità diminuisce. Ovviamente queste sono supposizioni: solo le autorità cinesi sanno come stanno le cose.

La Russia ha chiuso i confini, noi abbiamo sospeso i voli con la Cina. Le misure prese in Italia sono sufficienti? Come stiamo reagendo?

Stiamo reagendo molto bene, siamo sul pezzo. Abbiamo reagito in modo coordinato con molte riunioni nelle varie Regioni e riunioni a livello centrale con esperti di tutta Italia. Le autorità hanno dato una risposta tempestiva e ben organizzata, come dimostrano gli allarmi, che sono il segno evidente di un sistema di sorveglianza efficiente. Poi, se si verificano contagi, non significa che il sistema non funziona.







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