Il Coronavirus entra nelle istituzioni romane con il caso di Nicola Zingaretti, risultato positivo. Per il segretario del Partito democratico è stato disposto l’isolamento in casa, intanto sono scattate le verifiche sulla sua famiglia e le persone entrate a stretto contatto con lui, come prevede il protocollo. Ma nell’ultima settimana l’agenda del presidente della Regione Lazio è stata fitta tra incontri e conferenze stampa, senza dimenticare l’ultimo appuntamento a Porta a Porta. In molti ora si interrogano sulle eventuali ripercussioni che potrebbe avere questa vicenda sul governo, in particolare sulla sua attività. Nelle ultime 48 ore, infatti, Nicola Zingaretti ha incontrato anche alcuni membri dell’esecutivo. Ad esempio, lunedì scorso ha incontrato i ministri Roberto Gualtieri, Dario Franceschini e il viceministro Antonio Misiani. Mercoledì invece ha partecipato ad un incontro tra governo e presidenti di regione a cui hanno preso parte il premier Giuseppe Conte e i ministri Luigi Di Maio, Teresa Bellanova, Francesco Boccia, Giuseppe Provenzano, oltre a Gualtieri e la sua viceministra Laura Castelli.
«Non ho alcun sintomo ma ovviamente farò dei controlli», ha dichiarato il vicesegretario dem Andrea Orlando. A scopo precauzionale lo staff di Nicola Zingaretti e gli esponenti del partito che sono stati a contatto con lui negli ultimi giorni si stanno sottoponendo ai controlli del caso, a partire dai tamponi. E si valuta la chiusura della sede del Nazareno. Ma se dovesse essere necessario l’isolamento per alcuni membri del governo, che impatto avrebbe nell’attività governativa? Cosa accadrebbe in concreto? Coloro che fanno parte della squadra che compone l’esecutivo possono anche finire in quarantena, ma non il governo. Il nostro ordinamento prevede strumenti per la sostituzione di ministri, viceministri e/o sottosegretari. Da non trascurare poi la possibilità che il governo conceda più poteri alla Protezione civile nella gestione dell’emergenza Coronavirus.
CORONAVIRUS, GOVERNO IN QUARANTENA? COSA POTREBBE SUCCEDERE…
Dunque, muovendoci nel campo delle ipotesi, se un ministro dovesse risultare positivo al Coronavirus o comunque avere la necessità di essere curato e di non potere assolvere al proprio compito, potrebbe affidarsi ai sottosegretari, conferendo loro le deleghe ministeriali. Se fossero anche questi impossibilitati, l’incarico ministeriale potrebbe essere conferito ad interim ad un altro sottosegretario, in alternativa può essere assunto dal presidente del Consiglio dei ministri. La sostituzione è quindi possibile con l’attribuzione delle deleghe o, in via provvisoria e con l’intervento del Capo dello Stato, col trasferimento della delega ministeriale ad un altro ministro o con l’affidamento ad interim ad un altro ministro o allo stesso premier. Il Presidente della Repubblica ha infatti potere di nomina e revoca dei ministri, su proposta del Primo ministro.
A proposito del premier, se dovesse finire lui in quarantena o in uno stato in cui non potesse apporre firme o svolgere pienamente la propria azione politica? In questo caso subentra la figura del vicepresidente del Consiglio. Dunque, in caso di assenza o impedimento temporaneo del Presidente del Consiglio dei Ministri, la supplenza spetta al vicepresidente o, qualora siano nominati più vicepresidenti, al vicepresidente più anziano secondo l’età. Infatti, nel Governo Conte I il ruolo di vicepresidente è stato ricoperto in contemporanea da Matteo Salvini e da Luigi Di Maio anche se, a livello pratico, in caso di assenza od impedimenti temporanei del Presidente del Consiglio, il vicepresidente che avrebbe fatto le veci di quest’ultimo sarebbe stato il ministro Matteo Salvini. Ma col Governo Conte II questa figura è vacante: c’è Riccardo Fraccaro, che ricopre la carica di Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.