Le imprese italiane stanno reggendo il contraccolpo della crisi meglio rispetto alle aziende europee. Secondo i dati Eurostat, nell’eurozona le procedure concorsuali di liquidazione o di ristrutturazione delle imprese nel quarto trimestre del 2022 sono aumentate del 26,8%. Dati completamente differenti per l’Italia, invece, che secondo l’Istat ha assistito a un -22,1% di liquidazioni nel quarto trimestre rispetto ai tre mesi precedenti, e -23,6% rispetto allo stesso periodo del 2021.
L’Italia sta dunque reagendo meglio allo tsunami provocato dagli ultimi strascichi della pandemia, della guerra in Ucraina e dei conseguenti rincari. Il nostro Paese segna un +3,9% del Pil rispetto al 2021, una tendenza in crescita comune all’Unione Europea, tuttavia dimostra anche una maggiore resistenza delle proprie imprese. ItaliaOggi analizza questo fenomeno ipotizzando alcune cause, tra cui un primo impulso positivo potrebbe essere derivato proprio dalle misure di sostegno adottate dal governo durante la pandemia. In particolare, ad aver avuto un effetto benefico tra il 2021 e il 2022 potrebbero essere state l’erogazione di finanziamenti garantiti dallo Stato, la sospensione degli ammortamenti annui sul costo delle immobilizzazioni materiali e immateriali riferiti all’esercizio 2022 (Milleproroghe) ma anche la sospensione delle perdite d’esercizio registrate negli anni 2020, 2021 e infine 2022.
Aziende e imprese italiane, il segreto di una “buona salute” che manca all’UE
La salute delle imprese italiane e la loro reazione alla crisi, che pone l’Italia in netto contrasto con il quadro ben più fosco delle aziende europee, può trovare spiegazione anche in altri fattori. Per esempio la condotta fortemente conservativa per quanto riguarda gli obblighi derivanti dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, a cui va aggiunto l’assestamento dei Tribunali e degli operatori di settore alle novità introdotte dallo stesso Codice della crisi, che è entrato in vigore in modo definitivo nel luglio scorso.
Proprio l’approccio conservativo appena menzionato potrebbe invogliare le imprese italiane ad approfittare di queste deroghe normative, così che possa essere agevolata la ristrutturazione aziendale in un contesto che sembra essere più favorevole che mai, nonostante il resto dell’eurozona stia attraversando una fase molto difficile di cui non è ancora possibile prevedere l’esito.