«Il cristianesimo è la religione più perseguitata al mondo»: lo dice il politologo francese Dominique Reynié portando dati a sostegno della tesi non certo isolata nel mondo culturale europeo, seppur con pochissima “eco mediatica”. Nella sua lunga intervista alla versione francese di “Aleteia” (oggi ripreso dal “Foglio”), lo studioso analizza nel suo ultimo saggio “Il XXI secolo del Cristianesimo” il grado di centralità insostituibile della fede cristiana.
Secondo Reynié, la religione di Gesù vede contemporaneamente uno sviluppo molto dinamico a livello mondiale ma in declino in una certa parte dell’Europa e in Oriente: nello specifico, il Cristianesimo è minacciato, assieme alla democrazia, «dall’islamismo, dal modello politico cinese e dalla digitalizzazione del mondo». Nonostante quanto si possa ritenere, il Cristianesimo è sotto minaccia sì nella Cina comunista e in altri Paesi del sud-est asiatico mentre in Europa non dovunque la crisi è così dirimente: «La situazione della Francia, dove il cristianesimo non si trova in una bella situazione, non riguarda tutto il continente. Globalmente, il cristianesimo conserva un notevole vigore nei paesi europei. Questo vigore può essere ritrovato lì dove è stato smarrito, Francia compresa, attraverso l’evangelicalismo per esempio».
IL CRISTIANESIMO VIOLATO NEL MONDO
Semmai si può osservare una minor “predisposizione” alla fede laddove vi siano esistenze meno difficili come in Europa: spiega Reynié, «L’Europa è la parte del mondo che da ormai settantant’anni è riuscita a organizzare delle società moderate, dove la violenza politica è ampiamente calata rispetto al recente passato, dove la risoluzione dei conflitti è pacifica e dove sono stati messi in piedi degli stati assistenziali. Storicamente eccezionale, questo traguardo europeo, tuttavia, ha logicamente contribuito al declino della religione». Viene preso di mira il Cristianesimo in tutto il mondo, soprattutto negli ultimi decenni in Cina, India, Oriente e Africa subsahariana, «perché porta con sé la separazione tra la sfera politica e la sfera religiosa». Un destino legato a doppio filo alla democrazia di stampo occidentale – se vogliamo rimanere ancorati ad una motivazione “politica” dietro alla centralità del Cristianesimo – mentre è il valore della libertà e la ricerca della felicità di ogni singolo individuo che non viene tollerata nella cultura e tradizione cristiana: «Almeno due modelli si oppongono sia al cristianesimo sia all’ordine democratico. Il primo modello, l’islamismo, si oppone alla separazione della sfera politica dalla sfera religiosa (…). L’altro modello, il comunismo cinese, non ammette l’autonomia delle religioni (…)». Esiste però un terzo modello, conclude il politologo francese ad “Aleteia”, che minaccia più specificatamente la democrazia che il cristianesimo: «il web, il mondo digitalizzato fa temere una sorta di teologia politica digitale».