Presente nel salottino di Zona Bianca su Rete 4, Cristina Seymandi – imprenditrice e collaboratrice dell’ex sindaca di Torino Chiara Appendino – parlerà della recentissima richiesta di archiviazione da parte del Pubblico ministero sulle feroci critiche che aveva ricevuto da parte di alcuni cosiddetti haters sui social dopo la famosa rottura del fidanzamento da parte dell’ex compagno Massimo Segre proprio in occasione dell’annuncio del loro imminente matrimonio: il tutto impresso da un video che aveva fatto rapidamente il giro del web mostrando una (giustamente) sconvolta Cristina Seymandi ignara di tutto fino all’ultimissimo minuto.
Partendo – brevemente – proprio dal principio, in un party in cui Cristina Seymandi e Massimo Segre avrebbero dovuto annunciare alla cosiddetta ‘Torino bene’ le loro nozze, il compagno aveva letto una lunga lettera in cui imputava alla futura moglie reiterati tradimenti nel corso dei mesi precedenti al matrimonio; il tutto con una serie di immagini della donna in compagnia di numerosi altri uomini in parte sposati che erano – raccontava Dagospia – peraltro presenti allo stesso party generando non pochi risentimenti.
La sentenza contro gli haters di Cristina Seymandi: il PM chiede l’archiviazione
Da quel video si era generato un vero e proprio odio nei confronti di Cristina Seymandi vittima di centinaia e centinaia di commenti denigratori nei suoi confronti che l’avevano spinta a sporgere (quasi naturalmente) denuncia per diffamazione: solo un paio di giorni fa, in tribunale il Pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione degli haters precisando che in un era in cui i social fanno da padrone nelle relazioni interpersonali “la progressiva diffusione di circostanze attinenti la vita privata e la diffusione dei social ha reso comune l’abitudine ai commenti, anche con toni robusti, sarcastici, polemici e inurbani“.
Secondo il PM – insomma – nel caso di Cristina Seymandi occorre “tenere conto della mutata condizione della società” in cui la vita privata è costantemente spiattellata sui social “è divenuta maggiormente sensibile agli avvenimenti privati delle persone”: una sentenza che (ovviamente) ha fatto imbestialire sia la Seymandi che i suoi legali intenzioni – rivela La Stampa – a chiedere l’imputazione coatta degli oditori.