NAT/ Il testo del volantino preoccupa Maroni. A Bologna aperta un’inchiesta
I volantini dei Nuclei armati territoriali (Nat) recapitati ai media mettono in allerta le forze dell’ordine che stanno cercando di valutare la serietà delle minacce

I volantini dei Nuclei armati territoriali (Nat) stanno cominciando a preoccupare il ministro dell’Interno Roberto Maroni: «Il volantino ha forti analogie con le Br ma anche differenze importanti, che ci fanno però ritenere non sia frutto della mente di un matto».
Il testo, giunto per la prima volta giovedì scorso alle redazioni bolognesi dell’Unità e del Resto del Carlino e di altri giornali, è arrivata ieri nella sede milanese del giornale fondato da Antonio Gramsci ma anche in quella della Rai, di Mediaset e del Giornale.
Gli uomini della Digos e dell’Antiterrorismo stanno analizzandolo ancora alla ricerca di nuovi elementi di indagine. E intanto si muove anche la procura di Bologna: i magistrati hanno aperto un fascicolo ipotizzando il reato di associazione sovversiva sulla base di quanto scritto proprio nel documento, dove si parla della costituzione di cinque nuclei territoriali (Milano, Torino, Bergamo, Lecco e Bologna). Comunque – precisano gli inquirenti – una cosa è dire che sono stati costituiti i nuclei, altra e verificarlo in concreto, obiettivo a cui mira l’inchiesta coordinata dal Pm Enrico Cieri, del pool terrorismo della Procura del capoluogo emiliano.
Finora non è stato diffuso il testo integrale del documento che riporta in calce la data di ottobre 2009. All’interno si sostiene che «in ogni regione, in ogni città, in ogni territorio occorre una opposizione dura, all’occorrenza anche violenta, che colpisca capillarmente il regime». Si inneggia, inoltre, alla lotta armata.
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«È venuto il momento – si legge – di affiancare alla lotta nella società, nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nei quartieri, una lotta di avanguardie armate. Alla violenza quotidiana dei poteri forti occorre rispondere con la violenza dei fatti». E ancora: «Questo regime si regge sulla forza delle armi (mediatiche e militari) e chi lo vuole combattere si deve mettere sullo stesso piano». Dunque, «bisogna organizzare subito ristretti gruppi di difesa contro gli abusi del regime» e «bisogna partire dai piccoli gruppi per azioni di propaganda armata contro i fascisti, i razzisti, i corrotti e gli sfruttatori».
Dopo l’allarme di Maroni, intanto, è arrivato anche quello del ministro della Difesa Ignazio La Russa: «Il pericolo non è mai venuto meno – sottolinea il titolare della Difesa – Per fortuna però adesso non c’é quel retroterra politico, culturale e sociale che c’era in quegli anni: quindi complessivamente il pericolo è infinitamente di minore gravità». Questo però, conclude, «non significa che concretamente il terrorismo non possa ancora portare a danni, a lutti e a pericoli veri e reali. Quindi non bisogna abbassare la guardia nemmeno per un attimo».
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