MOSTRE/ Carlo Bo, e l’Ermetismo dimenticato
GIORGIO TABANELLI ci parla di Carlo Bo e della mostra a lui dedicata che, in occasione del 100esimo anniversario della nascita, ha presentato al Meeting di Rimini.

Una mostra bellissima dedicata al centenario della nascita di Carlo Bo (25 gennaio 1911, Sestri Levante, nel genovese) e arricchita da documenti originali del grande autore e critico letterario italiano, con testimonianze storiche dalle riviste del tempo e in particolar modo da “Frontespizio”, la rivista cattolica letteraria fondata nel 1929 a Firenze e operativa fino al 1940. Una mostra che è stata presentata alla XXXII edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli in programma a Rimini dal 21 al 27 agosto 2011 e ospitata nello stand della rivista “Clandestino”, il trimestrale di letteratura e poesia della Casa Editrice Raffaelli di Rimini. L’autore che ha incantato e stupito per la sua originalità e creatività è stato Giorgio Tabanelli, regista e docente di Regia presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino. Tabanelli, come autore, si è occupato di varie arti espressive: letteratura, cinema, teatro e televisione. Tra le sue pubblicazioni, val la pena ricordare almeno “Ermanno Olmi: nascita del documentario poetico” (Bulzoni, 1987) e “Giustizia e politica tra prima e seconda Repubblica” (Edizioni Seam, 1998). Del poeta Carlo Betocchi ha curato personalmente l’antologia “Dal definitivo istante” (Rizzoli, 1999). E in occasione dei cinquant’anni della Rai ha pubblicato due volumi sul “Teatro in televisione” (Rai Eri, 2002 e 2004) e “Franco Enriquez e la Compagnia dei Quattro” (Rai Eri, 2005). E ora, questo straordinario libro :“Carlo Bo. Il tempo dell’ermetismo” (Marsilio Editori, 2011) che, partendo dal racconto in prima persona di Bo, ricostruisce il fenomeno dell’ermetismo. Un libro già edito per la prima volta nel novembre 1986 da Garzanti, realizzato con le testimonianze, le stesse voci di tutti coloro, poeti e scrittori, che furono protagonisti, con Bo, di questo importante movimento letterario. Nomi famosi, come Mario Luzi, Carlo Betocchi, Oreste Macrì, Piero Bigongiari, Alessandro Parronchi, Enrico Vallecchi, Vasco Pratolini, Ferruccio Ulivi, Giorgio Caproni e Giancarlo Vigorelli. Un libro da tenere in considerazione per comprendere meglio questa fase così particolare della nostra letteratura, legata a un ritratto di un’epoca storica altrettanto fondamentale per la costruzione etica ed esistenziale della civiltà del nostro Paese.
Qualcosa di suggestivo, quindi, questa comunanza tra il libro e la suddetta mostra che proprio attraverso gli affascinanti documenti esposti, patrimonio personale dello stesso Tabanelli e da lui anche scovati in varie biblioteche, dà anche la possibilità di vedere fotografie rare di questi grandi autori della nostra letteratura. Foto, immagini, scritti, che danno ancora più liricità e suggestione. Una vetrina quasi magica, in bianco e nero, che offre emozioni intense ai numerosi visitatori. IlSussidiario.net ha interpellato chi ha ideato e portato avanti questo progetto con la collaborazione di Gianfranco Lauretano e Walter Raffaelli: Giorgio Tabanelli, che con il suo impegno e tanta sagacia ha riunito questi manoscritti e dato adito a qualcosa di veramente eccezionale.
Tabanelli quando ha conosciuto Carlo Bo per la prima volta?
E’ stato nel 1978, ero studente universitario presso l’Università di Urbino in sociologia quando ebbi la fortuna di conoscerlo; si dimostrò subito di una disponibilità e di una cordialità infinita e l’amicizia con lui durò fino alla sua morte.
Considera Bo uno dei maggiori esponenti della nostra cultura letteraria?
Sì, certamente un’interprete vero, un critico letterario grandissimo, oltre che un grande autore. Uno dei massimi esponenti della cultura cattolica italiana e non solo.
Questa mostra è stata la prima a ricordare il centenario della nascita di Bo?
Siamo stati i primi e anche gli unici fin’ora a ricordare questo anniversario così importante. Mi stupisce e nello stesso tempo mi dispiace che altri non l’abbiano fatto, senza volere per forza prendere il merito di tutto questo.
E’ stato difficile recuperare questi manoscritti originali, testimoni della vita letteraria di Bo, dai tempi della rivista “Frontespizio” a tutto il resto della sua attività?
In parte ho attinto a miei documenti personali, in parte sono andato a scovarli nelle varie biblioteche.
E’ una mostra molto particolare…
Si è la prima mostra sull’Ermetismo, l’unica per ora realizzata….
Ci ha svelato anche la storia, i contorni de “Frontespizio”, questa rivista cattolica letteraria, nata nel 1929 a Firenze, terminata nel 1940…
Una grande rivista che vide molti personaggi della letteratura italiana lavorare assieme. Per citarne solo alcuni. Mario Luzi, lo stesso Carlo Bo, Carlo Betocchi “il poeta dei poeti”, Oreste Macrì, Piero Bargellini… quest’ultimo grande avversario delle idee razziste di allora.
Dopo il Meeting questa mostra sarà ancora riproposta?
Sì la porteremo in altre città italiane, ampliata e ancora più bella. A cominciare da Roma al “Teatro dei Dioscuri”. La apriremo alle scuole per fare conoscere anche ai più giovani un capitolo così importante della cultura italiana del Novecento.
Qui al Meeting comunque il successo è stato straordinario…
Sì devo ammettere con soddisfazione che è piaciuta molto. La gente s’è fermata a guardarla ed è rimasta incantata da questi documenti, dai manoscritti… dallo scoprire brani della nostra letteratura ancora pressoché sconosciuti. Un risultato superiore alle previsioni e che ci incoraggia a proseguire…
(Franco Vittadini)
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