DROGA/ Cattarina: fa più danni il “buco” o la sentenza della Cassazione?
Droga: consumo di gruppo e consumo individuale sono sullo stesso piano e dunque entrambi i casi sono irrilevanti dal punto di vista penale. Lo dice la Cassazione. SILVIO CATTARINA

Consumo di gruppo e consumo individuale sono sullo stesso piano e dunque entrambi i casi sono irrilevanti dal punto di vista penale. E’ quanto ha comunicato la Cassazione intervenendo su un caso di consumo di gruppo che l’avvocato generale chiedeva fosse condannato, applicando così la legge Fini-Giovanardi. La decisione della Corte invece colpisce proprio la legge attuale sul consumo di droga: “è penalmente irrilevante la duplice ipotesi di mandato all’acquisto e di acquisto comune”, si legge. Per Silvio Cattarina, contattato da ilsussidiario.net, da anni impegnato in comunità terapeutiche per il recupero dei tossicodipendenti, la decisione della Cassazione è profondamente sbagliata: “Siamo davanti a una tendenza ormai acclamata che apre ad una normalizzazione dell’uso di sostanze stupefacenti che invece non dovrebbe esserci”. Per Cattarina, “chi adotta queste sentenze lo fa perché ha bisogno di colpire con effetti speciali l’opinione pubblica”.
La Cassazione ha definito ugualmente irrilevante l’uso individuale e quello di gruppo di sostanze stupefacenti.
Rimango sempre più interdetto e sbigottito da sentenze come questa, perché sempre di più aprono alla possibilità di una normalizzazione dell’uso di sostanze che invece non dovrebbe esserci.
Mandato all’acquisto e acquisto comune diventano la stessa cosa.
Ma l’uso di sostanze stupefacenti che sia individuale o di gruppo è sempre negativo e condannabile. Anzi, l’uso di gruppo dovrebbe essere una aggravante rispetto all’uso singolo.
Perché?
Perché una azione negativa che viene fatta con più persone è più grave. E’ già grave drogarsi individualmente e privatamente; farlo in gruppo, con più persone, con una rilevanza e una enfasi sociale e pure pubblica, più dimostrativa, è certamente peggio, perché induce più persone all’uso di queste sostanze.
Una sentenza che sembra confermare una tendenza ormai in atto nella nostra società da parte di chi è responsabile dal punto di vista legislativo e penale.
Ma è una tendenza che non è giusta e non è utile, perché andremo sempre più verso un aumento dell’uso delle sostanze e sempre più inevitabilmente verso un danno maggiore che queste procurano. Andiamo verso una diseducazione, verso una deresponsabilizzazione sempre più grande soprattutto nei confronti dei giovani.
Lei ritiene che a questo punto la legge Fini-Giovanardi vada modificata?
Io ritengo che la lotta alla tossicodipendenza, all’uso delle sostanze stupefacenti debba essere sempre più ferma e precisa. Non so se bisogna intervenire sulla Fini-Giovanardi, so che non è giusto lasciare così i freni e allargare le maglie verso l’uso delle sostanze stupefacenti. Sempre più giovani vi cadranno dentro e il danno sarà sempre più grande. E’ una diseducazione in atto, che provoca un torpore delle coscenze su questo tema che va crescendo.
E’ però una mentalità che prende sempre più piede, che sembra portare a una legalizzazione delle droghe leggere. E’ così?
Mi sembra che la tendenza sia questa, ma non è certo una tendenza buona e auspicabile. Chi adotta queste sentenze e questi provvedimenti lo fa perché ha bisogno di colpire con effetti speciali e “stupefacenti” l’opinione pubblica. Ma non ce ne sarebbe davvero bisogno, dato che la droga è già tanto libera per conto suo. Liberalizzare la droga più di quello che è già oggi non serve, è già facilmente reperibile e scorre a fiumi. Di renderla ancora più libera non se ne sente davvero il bisogno.
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