FILOMENA DI GENNARO/ Perché la ministra Pinotti non sta dalla parte delle donne?

- Monica Mondo

MONICA MONDO racconta la storia di Filomena Di Gennaro, vittima del tentato omicidio da parte del suo ex. Un caso significativo, anche per la posizione del ministro Roberta Pinotti 

Pinotti_RobertaR439 (Infophoto)

Tutto il can can e il bla bla sui reati di femminicidio, di stalking di cui i governi in successione si sono fatti portavoce, è  pura propaganda.

Ascoltate questa storia, resa nota, quando avrebbe già dovuto esserlo, dalla senatrice Manuela Repetti con un’interrogazione del novembre 2013 al ministero della Difesa. Si tratta del caso di Filomena Di Gennaro, vittima di tentato omicidio da parte dell’ex fidanzato. Nel 2006 stava frequentando un corso per diventare carabiniere, dopo aver vinto regolarmente un concorso, quando viene colpita da quattro colpi di pistola: polmoni perforati, mano e braccio spappolati, un proiettile sfiora l’aorta, un altro si conficca nella spina dorsale. La donna perde l’uso delle gambe. Capitolo giustizia numero uno: il criminale viene condannato a una pena di 11 anni e 4 mesi, due se li passa in custodia cautelare, e nel 2010, dopo soli 4 anni in totale, torna libero a tutti gli effetti.

Capitolo giustizia numero due: lei, viva per miracolo, salvata da un collega giovane tenente della Scuola dell’Arma, condannata alla sedia a rotelle, viene riformata ed esclusa dal servizio nei Carabinieri. Presenta domanda per passare ad un ruolo civile presso il ministero della Difesa, per far parte dell’Arma comunque, seguendo il suo sogno di ragazza, e avendo una laurea in psicologia chiede di poter svolgere un servizio di consulenza in quel ruolo. Questo avveniva nel 2008. Il ministero risponde picche. Il ricorso al Tar non ottiene esito positivo.

Dopo sei anni, si chiede che la politica riporti all’attenzione il caso. La Difesa risponde, per bocca della gentile neoministra Roberta Pinotti. E’ appena arrivata, non ha contezza né responsabilità alcuna, ma è una donna,  e pure di sinistra, sicuramente è sensibile e coinvolta. Bisognerebbe pubblicare la risposta scritta, che potete leggere  sul sito del Senato della Repubblica, nel fascicolo 38 “risposte scritte ad interrogazioni”, in data 30 marzo 2014. In brutale ma veridica sintesi: la signora in questione non era ancora militare (solo allieva…) e quindi non può “transitare” a ruoli civili. Le direttive, il Tar con sentenza numero eccetera, le normative vigenti eccetera; l’Arma è però vicina alla famiglia, che si è arricchita della nascita di due gemelli (nati dall’unione della stessa con il tenente che l’ha soccorsa e si è innamorato di lei), se la signora vuol fare la consulente esterna ben volentieri, naturalmente a titolo gratuito.

Riassumendo: carissima, se il suo ex l’ha colpita in modo tanto violento e devastante, non si rivolga a noi. Peccato, ma non scassi troppo i cabasisi, per dirla con Montalbano. Si è pure fatta due figli, ha trovato l’amore, quindi non sta poi tanto male. Abbiamo rispettato tutte le regole e i codicilli, non insista e soprattutto non si faccia rappresentare da una parlamentare di centrodestra, compagna di un senatore colluso con Berlusconi, che ne capiscono questi di rispetto delle donne.

C’è da sperare che un funzionario ottuso della Difesa abbia risposto a nome del ministro. Che la freddezza e la disumanità di quella risposta non vengano da una donna approdata a una carica tanto importante dello Stato. Che la Pinotti, a conoscenza di questa storiaccia, intervenga prontamente, chiedendo scusa. Nessuno meglio della dott. Di Girolamo, psicologa, può servire meglio il paese prestando la sua opera per scongiurare quei reati odiosi di cui lei stessa è stata vittima. Che la ministra dimostri, con una presa di posizione minimamente umana, commossa, senza burocratese, che questo Stato sa essere vicino ai suoi cittadini, di più, a cittadini che volevano dedicarvi la vita, e che non dobbiamo vergognarci di farne parte.

Ricordarsi del caso, al prossimo comizio acchiappavoti, alla prossima proposta di legge che si ammanta di appassionata e strenua militanza a favore delle donne.





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