Si chiama Kahina, e ha 18 anni. E’ la moglie di uno di quegli sciagurati che si è fatto esplodere al Bataclan. E’ francese, era francese, perché ora vive in Iraq, da dove il suo uomo (uomo? un ragazzino folle) è partito per vendicare l’islam offeso dagli infedeli. Partito da Mosul, città roccaforte, speriamo presto assediata e liberata dalle bandiere nere, dove, racconta Kahina nelle mail a un’amica, ha un bell’alloggio gratis con doppi servizi e tre camere da letto.
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Si dice orgogliosa del giovane consorte martire, rimpiange di non essersi fatta esplodere lei pure, “per terrorizzare il popolo francese con le mani insanguinate”. Perché, spiega lucidamente, “la vita non è pace, pace, pace, amore e baci. Tu uccidi, noi uccidiamo, tu combatti, noi combattiamo”.
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C’è una logica, e bisogna sforzarsi di capirla. Occhio per occhio, dente per dente: da sempre nella storia, anche nella nostra storia, è stata legge di guerra, e legge tout court. C’è voluto il cristianesimo perché anche nella vita civile si potesse pronunciare fattivamente la parola “perdono”. Poi, gli occidentali sporchi di sangue: è purtroppo così. Adesso, per le terribili fatali leggi di guerra: civili, donne e bambini straziati ogni giorno dai mostri d’acciaio, dalle forze dei buoni. Anche i civili di Dresda non avevano colpe, o forse qualcuna, essendosi piegati, o avendo parteggiato entusiasti per il Terzo Reich. Comunque, non meritavano la morte, nessun uomo la merita per mano di un altro uomo.
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Dunque, dal punto di vista di Kahina, suo marito è un eroe, in una lotta impari. Purtroppo si tratta per lei di una lotta anche sacra, e questo, oggi, ci risulta estraneo e mostruoso. In nome di Dio non si uccide, benché sia stato fatto per secoli e secoli di storia europea, anche tra fedeli dello stesso Dio. Ma appunto, è storia antica, e toccherà ripeterci, senza ombra di offesa, che certe comunità vivono in un tempo antico. Ecco il terzo punto: l’ignoranza. Che diventa facile preda del potere, di qualsiasi forma. Questo potentato poi, indottrina col terrore, e ha giocoforza una presa più rapida. Una ragazzina ignorante, emarginata in un paese in cui si sente straniera, si accalappia facilmente.
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Nessuna giustificazione: migliaia di iracheni e siriani e arabi vivono serenamente in un paese che li ha accolti e dove cooperano alla costruzione della vita comune. C’è chi è stupido, chi è cattivo, e sceglie coscientemente il male. C’è il diavolo, dovrebbero ricordarlo anche gli islamici. E infine, c’è una disumanità che ci pare ancora più grande, più imbarazzante, che non riusciamo a credere. Questa ragazzina parla di pace e amore e ci sputa sopra.
E’ vero, ne abbiamo le scatole piene di marce e bandiere arcobaleno agitate in nome dell’ideologia e filmetti sentimentali, i Nobel per la pace li assegnano quasi sempre alle persone sbagliate eccetera. Però, se a 18 anni non hai ideali così, se non speri in un mondo unito, dove si spengono i cannoni, dove ci si abbraccia tra genti diverse, chi lo farà mai? Non solo è lecito, ma è naturale e doveroso che a 18 anni tu creda nel bene, che da sempre ha il nome di pace, amore, bellezza, giustizia. Il dramma è che poi si cresce. Che una ragazzina non abbia questi sentimenti, che riesca solo a covare tutto quest’odio, è la colpa più grande che non al loro, ma all’unico Dio dovranno render conto questi assassini barbari.
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Sempre che le mail e le dichiarazioni attribuite a Kahina non siano abile azione di propaganda. Per noi, quella ragazza potrebbe anche essere finita martire lei pure, o presa come un oggetto di preda dal più vicino jihadista e costretta al silenzio.
Nelle stese ore, veniamo a sapere che un’altra ragazza, cantante rock che assisteva al concerto del Bataclan, si è risvegliata dal coma. E’ più grande, si chiama Laura Croix. E’ stata ferita da sei colpi, al petto e all’addome, è piombata nel buio. Ha aperto gli occhi, chiesto dei genitori, stenta ad uscire dall’orrore, ma ce la farà. In Francia parlano di miracolo del Bataclan. Ma non ci credono davvero: perché i miracoli non cadono dall’alto, non sono un risarcimento, e solo la fede che i francesi hanno accantonato li fa vedere. Laura la Croix. Che strano cognome, che bizzarro, il caso.
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