LA MOGLIE DEL KAMIKAZE/ All’odio di una jihadista risponde la “resurrezione” di Laura
Le mail sconcertanti della moglie del kamikaze di Parigi e il ritorno alla vita di una delle sue vittime, amore e odio, vita e morte. L’articolo di MONICA MONDO

Si chiama Kahina, e ha 18 anni. E’ la moglie di uno di quegli sciagurati che si è fatto esplodere al Bataclan. E’ francese, era francese, perché ora vive in Iraq, da dove il suo uomo (uomo? un ragazzino folle) è partito per vendicare l’islam offeso dagli infedeli. Partito da Mosul, città roccaforte, speriamo presto assediata e liberata dalle bandiere nere, dove, racconta Kahina nelle mail a un’amica, ha un bell’alloggio gratis con doppi servizi e tre camere da letto.
Si dice orgogliosa del giovane consorte martire, rimpiange di non essersi fatta esplodere lei pure, “per terrorizzare il popolo francese con le mani insanguinate”. Perché, spiega lucidamente, “la vita non è pace, pace, pace, amore e baci. Tu uccidi, noi uccidiamo, tu combatti, noi combattiamo”.
C’è una logica, e bisogna sforzarsi di capirla. Occhio per occhio, dente per dente: da sempre nella storia, anche nella nostra storia, è stata legge di guerra, e legge tout court. C’è voluto il cristianesimo perché anche nella vita civile si potesse pronunciare fattivamente la parola “perdono”. Poi, gli occidentali sporchi di sangue: è purtroppo così. Adesso, per le terribili fatali leggi di guerra: civili, donne e bambini straziati ogni giorno dai mostri d’acciaio, dalle forze dei buoni. Anche i civili di Dresda non avevano colpe, o forse qualcuna, essendosi piegati, o avendo parteggiato entusiasti per il Terzo Reich. Comunque, non meritavano la morte, nessun uomo la merita per mano di un altro uomo.
Dunque, dal punto di vista di Kahina, suo marito è un eroe, in una lotta impari. Purtroppo si tratta per lei di una lotta anche sacra, e questo, oggi, ci risulta estraneo e mostruoso. In nome di Dio non si uccide, benché sia stato fatto per secoli e secoli di storia europea, anche tra fedeli dello stesso Dio. Ma appunto, è storia antica, e toccherà ripeterci, senza ombra di offesa, che certe comunità vivono in un tempo antico. Ecco il terzo punto: l’ignoranza. Che diventa facile preda del potere, di qualsiasi forma. Questo potentato poi, indottrina col terrore, e ha giocoforza una presa più rapida. Una ragazzina ignorante, emarginata in un paese in cui si sente straniera, si accalappia facilmente.
Nessuna giustificazione: migliaia di iracheni e siriani e arabi vivono serenamente in un paese che li ha accolti e dove cooperano alla costruzione della vita comune. C’è chi è stupido, chi è cattivo, e sceglie coscientemente il male. C’è il diavolo, dovrebbero ricordarlo anche gli islamici. E infine, c’è una disumanità che ci pare ancora più grande, più imbarazzante, che non riusciamo a credere. Questa ragazzina parla di pace e amore e ci sputa sopra.
E’ vero, ne abbiamo le scatole piene di marce e bandiere arcobaleno agitate in nome dell’ideologia e filmetti sentimentali, i Nobel per la pace li assegnano quasi sempre alle persone sbagliate eccetera. Però, se a 18 anni non hai ideali così, se non speri in un mondo unito, dove si spengono i cannoni, dove ci si abbraccia tra genti diverse, chi lo farà mai? Non solo è lecito, ma è naturale e doveroso che a 18 anni tu creda nel bene, che da sempre ha il nome di pace, amore, bellezza, giustizia. Il dramma è che poi si cresce. Che una ragazzina non abbia questi sentimenti, che riesca solo a covare tutto quest’odio, è la colpa più grande che non al loro, ma all’unico Dio dovranno render conto questi assassini barbari.
Sempre che le mail e le dichiarazioni attribuite a Kahina non siano abile azione di propaganda. Per noi, quella ragazza potrebbe anche essere finita martire lei pure, o presa come un oggetto di preda dal più vicino jihadista e costretta al silenzio.
Nelle stese ore, veniamo a sapere che un’altra ragazza, cantante rock che assisteva al concerto del Bataclan, si è risvegliata dal coma. E’ più grande, si chiama Laura Croix. E’ stata ferita da sei colpi, al petto e all’addome, è piombata nel buio. Ha aperto gli occhi, chiesto dei genitori, stenta ad uscire dall’orrore, ma ce la farà. In Francia parlano di miracolo del Bataclan. Ma non ci credono davvero: perché i miracoli non cadono dall’alto, non sono un risarcimento, e solo la fede che i francesi hanno accantonato li fa vedere. Laura la Croix. Che strano cognome, che bizzarro, il caso.
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