Si riaccendono nel finale di settimana di Pomeriggio 5, i riflettori sul caso di Mariella Cimò, la donna misteriosamente scomparsa da sei anni e che per la Procura di Catania sarebbe stata uccisa dal marito Salvatore “Turi” Di Grazia. L’uomo è stato condannato per omicidio, in primo grado, a 25 anni di reclusione. Proprio alla trasmissione Pomeriggio 5, nei giorni scorsi aveva a lungo parlato con la padrona di casa, dicendosi ancora una volta del tutto estraneo alle accuse gravissime: “Io sono innocente, sarò colpevole in caso dopo il terzo grado di giudizio”, aveva detto, attaccando verbalmente, in più occasioni, la conduttrice Barbara d’Urso. L’uomo, chiamato in paese “il galletto” per il fascino che ha sempre dimostrato nei confronti delle altre donne, ha avanzato l’ipotesi del complotto contro di lui ed ha sempre sostenuto con forza l’allontanamento volontario della moglie o, al massimo, il sequestro di persona ad opera di qualcuno. A non pensarla però nel medesimo modo è un nipote della vittima, il quale oggi interverrà in collegamento con la trasmissione del pomeriggio di Canale 5, sostenendo il contrario e rimarcando come, a suo parere, il vero responsabile della scomparsa e dunque dell’uccisione – come confermato dai giudici di primo grado – sarebbe proprio Turi.
LE VELATE ACCUSE AL NIPOTE
Dal 25 agosto 2011 non ci sarebbero più tracce di Mariella Cimò: la sua scomparsa avvenne dopo l’ennesima lite con il marito Salvatore, con il quale era legata in matrimonio da 43 anni. Alla base del litigio e, si suppone, anche della sua sparizione, la chiusura dell’autolavaggio di Aci Sant’Antonio, dove secondo quanto sostenuto dall’accusa, il marito avrebbe avuto rapporti sessuali con altre donne, poi scoperti proprio dalla Cimò, intenzionata quindi a mettere fine alle scappatelle dell’uomo. Contro di lui, una intercettazione telefonica in carcere e il passaggio della sua auto con a bordo una vasca. Eppure, a Pomeriggio 5 Salvatore ha smentito le accuse sostenendo: “Mia moglie non ha mai avuto contezza dei miei incontri con qualche persona, non erano affatto relazioni”, chiedendo quindi alla conduttrice di evitare l’appellativo “galletto”. Sempre secondo Turi la morte della moglie non sarebbe mai stata provata ed infine ha puntato il dito contro la procura di Catania per non aver cercato la donna. Una critica al veleno anche nei confronti del nipote Massimo Cicero: “Sono nipoti interessati. Lui, tra l’altro, è l’unica persona che ne parla al passato. ‘Era, fu, è morta’”. Un’accusa velata, dunque, alla quale risponderà oggi proprio l’uomo in collegamento ed in diretta tv.