Snapchat / A Wall Street vale 30 miliardi di dollari: non è solo un social network…

- La Redazione

Snapchat, esordio top in Borsa a Wall Street: ultime notizie di oggi 3 marzo 2017 sull'app che scambia video a scomparsa. Dubbi su operazione che vale già tre volte più di Twitter

Telefono_Cellulare_SmartphoneR439 Foto La Presse

Sempre più simile a Facebook? L’applicazione di condivisione di foto e vide che ‘vivono’ solo 24 ore non è solo un social network. Come ricorda Il Sole 24 ore Snapchat consente di condividere foto e video con i propri amici: in questo caso possono essere visualizzati solo una volta. E di creare le ‘storie’, album sempre di foto e video che durano 24 ore e possono essere visualizzati da tutti i propri contatti. Con questa applicazione per smartphone si possono anche modificare i volti dei soggetti aggiungendo fumetti e oggetti virtuali. Ma Snapchat non è solo questo. E’ una camera company, una società di hardware specializzata nelle digital imaging. Si tratta anche di realtà virtuale: sono infatti in vendita gli Spetcacles, occhiali da sole acquistabili solo online e solo negli Stati Uniti, dotati di un piccola telecamera con cui poter registrare brevi video in alta qualità da poter poi condividere su Snapchat. Anche Facebook lo scorso anno ha annunciato l’acquisizione di startup dell’hardware come nel caso di Oculus, il caschetto di realtà virtuale.

Ecco Snapchat e che inizio! Ieri l’esordio a Wall Street per la famosa app la cui peculiarità è quella di inviare messaggi che scompaiono nel giro di poche ore. Ragazzi, donne, vip e tanti altri ancora in questi mesi hanno fatto crescere a vista d’occhio gli utenti di Snapchat, condividendo una quantità di messaggi abnorme e diventando un vero fenomeno mondiale, il nuovo fenomeno social se così possiamo chiamarlo. E’ stato un successo il debutto di Snap a Wall Street. La società alle spalle dell’app di messaggistica Snapchat, ha chiuso il primo giorno di scambi al New York Stock exchange a circa 25 dollari per azione, gudagnando oltre il 40% rispetto al prezzo di collocamento fissato ieri a 17 dollari. A fine giornata le sue azioni hanno registrato un aumento del 44% a 24,48 dollari, dando alla società una valutazione di oltre 33 miliardi di dollari. Numeri da record per una “prima volta”, con il fondatore Evan Spiegel soddisfatto di non aver creduto alle pressioni di Facebook quando nel 2012 rifiutato addirittura un assegno da 3 miliardi di dollari. Oggi ne vale 30 di più e in un solo colpo (oltre che in un sol giorno) il valore della società è già il triplo di Twitter. Ottimismo eccessivo? Può essere. Ma lo scetticismo caratterizzò anche la quotazione in borsa di Google e Facebook, che adesso valgono rispettivamente 589 e 400 miliardi di dollari.

Secondo quanto riportato dal Giornale Economia questa mattina, l’esordio di Snapchat non deve fare impressione solo per le cifre positive: «ogni giorno, mediamente, 158 milioni di persone usano l’applicazione, famosa soprattutto tra gli adolescenti e le donne, che fa scomparire i messaggi inviati dopo pochi secondi. Ed è anche vero che i ricavi, dallo zero di tre anni fa, sono ora sopra i 400 milioni. Ma gli utili ancora non si vedono. Anzi, le perdite continuano ad accumularsi: 373 milioni nel 2015, 515 milioni nel 2016. E in più, l’azienda continua a bruciare cassa: 678 milioni lo scorso anno, una cifra superiore al giro d’affari. Una situazione, secondo alcuni analisti, non facilmente sostenibile se il management non riuscirà a trasformare un’idea di successo in una compagnia di successo». Chiaro che, con una operazione così enorme su Wall Street il progetto è ben avviato. Le critiche però non mancano: «Il titolo è nettamente sopravvalutato considerati i rischi associati al suo sviluppo», scrive in una nota Pivotal Research che non vede di buon occhio l’intera operazione commerciale di Snapchat. La società dovrà dimostrare di saper aumentare il numero degli utenti, scrivono gli analisti di Pivotal, e poi di saper generare sufficienti entrate pubblicitarie un mercato come quello dei social che attira sempre più inserzionisti, ma dove la concorrenza sta diventando feroce, visti i rivali tipo Facebook o Youtube.





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