BIMBO SI IMPICCA A 8 ANNI/ Dopo rimprovero, per che cosa stiamo spendendo la nostra vita?

- Giuditta Boscagli

A Travagliato (Brescia) un bambino di 8 anni si è impiccato dopo essere stato sgridato dal padre. Ha provato a togliersi la vita in cameretta, ma è morto in ospedale. GIUDITTA BOSCAGLI

incidente_omicidio_carabinieri_2_lapresse_2017 Immagine d'archivio (LaPresse)

Certe notizie lasciano completamente disorientati, anche in una società come la nostra in cui la morte ci viene continuamente presentata come una libera scelta, l’ultimo atto della nostra autodeterminazione.

Quando a sceglierla è un bambino di otto anni, però, non si può che fermarsi sgomenti: anche se quel piccolo è uno sconosciuto, basta leggere il titolo della notizia per sentirlo come un figlio, per sentirsi lacerare pensando a quella madre che aprendo la porta della cameretta lo ha trovato con la sciarpa stretta al collo e il cuore che non batte più. Quel cuore che lei per prima ha sentito battere dentro di sé scoprendolo nel suo grembo.

Viene da sperare che volesse solo far spaventare i genitori, fargliela un po’ pagare per quel rimprovero e la costrizione di tornare a scuola il pomeriggio, perché non è nemmeno considerabile che un bimbo di otto anni desideri di morire.

Tutto si ribella di fronte a questa notizia perché anche se tg, media, opinione pubblica e luoghi comuni trattano la morte come un tabù o al contrario come un diritto per cui combattere, di fronte a dolori come questo è chiaro che noi siamo, invece, fatti per la vita. Sempre.

Tutto di noi grida questa verità: vogliamo vivere, amare, gioire, sperare, camminare, crescere, condividere. E per poterlo fare, giorno dopo giorno, dobbiamo anche accettare di sospirare, annoiarci, soffrire, sbagliare, scontrarci talvolta, tanto con chi amiamo e ci ama, quanto con chi ci detesta. È questo che spesso non ci si dice più: per vivere bisogna fare i conti con la sofferenza, con gli errori, con le mancanze nostre e altrui, con la fatica e con il sacrificio, ma niente di questo è ostacolo alla felicità, alla pienezza alla grandezza di noi stessi e delle persone che amiamo.

Un bambino di otto anni che si impicca ci costringe a riguardare alla vita e a chiederci per chi e per che cosa stiamo spendendo la nostra, quale grande sogno la attraversa, quali desideri le danno luce, quale miracolo attendiamo che si sveli innanzitutto nella quotidianità a cui siamo chiamati.







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