Putin, Trump e Musk si comportano da onnipotenti. Come faceva Leonardo. Che però, alla fine, capì che il senso della vita è un altro
“Un uomo solo al comando”. Così molti anni fa alla radio, perché la tv ancora non ce l’avevamo, un radiocronista annunciò una mitica impresa di Fausto Coppi, eroe della mia fanciullezza, al Tour de France.
Mi sembra che oggi il mondo si stia riempiendo di uomini soli al comando. In barba a parole come democrazia, comunismo, responsabilità collettiva, stanno emergendo uomini, che si chiamino Putin, Trump o persino Elon Musk, che pare aspirino a far coincidere la Storia con la loro storia. Sembrerebbe che loro soli abbiano il potere, anzi che siano il potere. Hanno imparato a conoscere tutte le regole della convivenza umana e anche ad usarle per andare oltre.
Sì, ma oltre… dove? Sono per molti i nuovi eroi, hanno molti fans, persino molti figli, avuti da donne diverse, ma al di là delle apparenze sembrano proprio uomini soli. Si capiscono, forse, solo tra loro, ma non sembrano amici. Anche quelli degli USA sembrano piuttosto compagni di affari.
Forse non tutti sanno che mentre la parola “compagno” significa “colui con cui condivido il pane”, camarade la persona con cui si condivide la camera e persino il turco-mongolo zholdas, l’amico con cui condividi da nomade la strada, in russo, tovarish, è la parola che deriva da tovar. Cioè gli oggetti in vendita che gli ambulanti portavano di villaggio in villaggio nella steppa, facendo carovane insieme per arrivare nel posto dove poi era inevitabile che si facessero concorrenza.
Cioè la parola diceva di una coincidenza di interessi che, inevitabilmente, proprio perché incentrata sull’interesse, non poteva che portare spesso al conflitto. Così sembra oggi la politica, coincidenza di interessi per fare una maggioranza che governi o una minoranza che si faccia sentire il più possibile.
Ma i nostri nuovi eroi, una volta che una maggioranza, clienti nel caso di Musk, li ha consacrati, non sembrano avere limiti al loro potere.
La penosa vicenda del Santo Padre e della sua inevitabile fragilità che lo accomuna a tutti noi dovrebbe, però, farci riflettere. Con un amico sono andato a vedere una mostra interessante sulle geniali, incredibili, invenzioni di Leonardo da Vinci. Ci siamo domandati come avesse fatto nel tempo tutto sommato breve della sua vita a produrre o immaginare tante cose: da un tipo particolare di vite alle macchine più complesse, per arrivare fino all’Ultima cena.
Poi, convinto che comunque l’uomo vale di più delle cose che produce, persino più della genialità che esprime, sono andato a rileggermi una ricerca fatta anni fa. E così ho riscoperto che anche questo uomo dominato da un senso illimitato di sé, da una ostentata affermazione del proprio ego, che lo aveva portato a deridere, a volte, le manifestazioni della religione, alla fine, come scrisse l’Aretino: “Vedendosi vicino alla morte, disputando delle cose cattoliche, si ridusse a la fede cristiana con molti pianti, laonde confesso e contrito, se bene non poteva reggersi in piedi, volse devotamente pigliare il Santissimo Sacramento fuor del letto”.
Del resto è prova di una sincera conversione il testamento in cui non solo si raccomanda e vengono dette messe a suffragio per lui peccatore, ma vuole riconciliarsi con i fratelli e lasciare i suoi beni non solo agli amici, ma anche ai poveri.
Naturalmente si dirà, come sempre in questi casi, che di fronte alla morte l’uomo, anche il più forte, dimostra di avere paura, quasi in un modo vile. Personalmente, scusate, preferisco pensare che non avendo nessuna cosa più preziosa della vita, e per questo si ha paura di perderla, sia assolutamente ragionevole affidarla a chi ce la potrà ridare di nuovo, “magari meglio”.
Se qualcuno, per favore, è in grado di farlo, lo faccia sapere anche a Putin, Trump, e magari Elon Musk.
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