Le recenti dichiarazioni di Ignazio La Russa sulle condizioni dei carcerati fanno sperare e devono far riflettere

Quest’anno ricorre il 50° anniversario della promulgazione dell’Ordinamento Penitenziario. Fu pensato e scritto in anni difficili per l’Italia, pieni di tensioni tremende, violenza, crisi a più livelli. Eppure l’Ordinamento nacque, approvato il 26 luglio di 50 anni fa; e fin dal primo articolo riporta la parola “dignità”; infatti, non vi vengono soltanto esclusi i trattamenti “degradanti”: si sottolinea il permanere dei diritti fondamentali della persona, validi anche per i detenuti.



E di “dignità” ha insistentemente parlato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma va detto: la conversazione su questi temi in carcere è blanda. Troppe volte, specialmente in estate, il “tema carceri” rispunta. Le condizioni delle carceri italiani sono inaccettabili da decenni, e non solo per il cronico sovraffollamento, ma anche per la fatiscenza delle strutture, la mancanza di personale, l’assistenza sanitaria… Tutti i governanti, quelli di ora come quelli del passato, se ne sono occupati, chi più chi meno, o almeno ne hanno parlato, però senza apprezzabili e duraturi risultati.



Del resto è l’intera società che non fa propria la considerazione, sempre ripetuta e poco condivisa, che dalla qualità delle carceri passa la qualità delle Nazioni. Secondo la Costituzione, l’Italia è una Repubblica democratica e giustamente in quel documento si dichiara come non consone a una democrazia la pena di morte e la carcerazione in condizioni degradanti. Di recente, la Corte Costituzionale ha detto che non è democratica nemmeno la carcerazione irrimediabile (l’ergastolo), ma su questo il Parlamento non trova il tempo di legiferare.

Carceri (Foto: Pixabay)

Tutto ciò è ben noto; lo si scrive per un po’, ma poi rimane tutto com’è; solo un altro po’ di chiacchiere, condite da sfiducia, con frasi come “ma figurati se faranno qualcosa”, “questo Governo, poi”…



Però.

Non è stato molto sottolineato dai media, ma il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha stupito. Lui è un esponente di punta e uno dei fondatori di Fratelli d’Italia, partito assai poco incline ad alleggerimenti delle condizioni carcerarie, alla clemenza, alla riduzione della pena…

Ma circa un mese fa, in un’intervista su La Stampa, La Russa aveva dichiarato: «più sconti di pena» per affrontare il sovraffollamento delle carceri. Già questo era sorprendente, ma da allora, in più occasioni, il Presidente del Senato ha detto cose simili. Fino a un momento ancor più sorprendente, lo scorso 13 luglio, quando in occasione di un’attività che l’Associazione Nessuno tocchi Caino organizzava nella Casa di Reclusione di Rebibbia, a Roma, ha scritto una lettera a Rita Bernardini e agli altri dirigenti di NtC definendo il carcere un “luogo di degrado e di emarginazione” e “la tutela della dignità un obbligo”.

Le parole di La Russa sono importantissime: sembrano abbandonare la tendenza “manettara” di molti e lo fanno alludendo alla Costituzione. Facendone un “obbligo” – parola sua – La Russa riecheggia l’art. 27 ove si dichiara che la detenzione deve essere dignitosa e tendere alla rieducazione del condannato. Deve. Non è un dettaglio, né un’opzione. E non è nemmeno un “far i buoni” rispetto a chi invochi la giusta severità verso i criminali. No. Il Presidente del Senato ricorda che si deve.

La Russa in quella lettera, pubblicata su diversi quotidiani e on-line aggiunge: «Resto convinto che ogni iniziativa, anche normativa, tesa ad affrontare questa grave e perdurante problematica, debba essere presa in considerazione senza cadere nel pregiudizio politico o ideologico».

Forse è l’aspetto più interessante, perché pur leggendo con le necessarie cautele, si intravede un’apertura politica, la possibilità che dentro la maggioranza vigente vi sia un movimento che supera la granitica volontà di “buttar via la chiave”, troppe volte espressa. Non si odono ancora echi dalla Lega forse il partito meno disponibile, ma molti esponenti di Fratelli d’Italia cominciano a dire che sia tempo di far qualcosa. L’altro partito di maggioranza, Forza Italia, è da tempo schierato su posizioni garantiste e all’opposizione ci son partiti che ne hanno fatto una bandiera, il Partito democratico ad esempio.

Sarà la volta buona? Basterebbe “ripescare” la proposta Giachetti che proponeva di aumentare a 60 giorni la Liberazione anticipata che un detenuto si guadagna ogni semestre con la buona condotta. Oppure rivedere le modalità della Custodia Cautelare che oggi mantiene in carcere circa 15.000 persone prima che sia pronunciato anche solo il giudizio di primo grado; la statistica dice che quasi i due terzi di costoro saranno poi considerati innocenti, ma intanto si saranno fatti mesi di galera, se non di più…

Basterebbe poco. Le discussioni in Redazione si spengono: i detenuti sanno sognare, ma lo fanno di rado.

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