L'ex AD Renault Luca de Meo torna a parlare dell'automotive: ecco la ricetta che avrebbe permesso di scongiurare la crisi europea del settore

Fino a pochissimi giorni fa tra le figure manageriali più importanti del comparto automotive, l’ex Amministratore Delegato del gruppo Renault Luca de Meo – dallo scorso 15 settembre passato alla guida del gruppo Kering che opera nel settore del lusso controllando marchi del calibro di Gucci e Bottega Veneta – ha scambiato un paio di parole con MilanoFinanza proprio sul tema dell’automotive e della complessa situazione che il settore di trova ad attraversare in Europa.



D’altronde – vale la pena partire da qui – solamente a maggio lo stesso Luca de Meo (ancora alla guida di Renault) assieme al collega John Elkann (al tempo Amministratore Delegato di Stellantis, oggi presidente di Ferrari) inviò alle istituzioni europee un appello affinché facessero un passo indietro rispetto alle norme sulle auto green che – ad avviso loro e degli altri costruttori – stanno distruggendo il mercato; definendo il 2025 un anno cruciale per evitare la completa desertificazione di quello che fino a qualche anno fa era uno dei settori di punta dell’Europa.



Luca de Meo: “Il mercato automotive europeo aveva bisogno di tempo per la transizione all’elettrico”

Proprio su questa stessa linea è tornato de Meo nella sua breve intervista con MilanoFinanza ricordando che allo stato attuale il comparto automotive e il suo mercato “è l’unico che non è tornato ai livelli pre-Covid“, pur a fronte di una domanda chiaramente “depressa da anni” e ulteriormente schiacciata dalle dinamiche imposte da Bruxelles; tutto a discapito dei produttori – spiega de Meo – che sono impossibilitati a “reinvestire” le poche risorse generate dalle vendite.



(Ansa)

Secondo de Meo la strada da seguire doveva essere quella di incentivare la vendita di auto elettriche di piccole dimensioni “nelle aree urbane” densamente abitate, con “batterie da 30 kW” che avrebbero permesso – in un primo momento – di assorbire gli “investimenti iniziali” e – in un secondo momento – di “democratizzare le tecnologie” grazie allo sviluppo di una solida “supply chain europea” attualmente del tutto assente; mentre si è scelto – conclude de Meo – di “mettere all’angolo” i produttori con tempistiche stringenti.