Ecco cosa ha detto stamane a Morning News il generale Luciano Garofano, ex comandante dei Ris, ospite di Morning News
Il generale Luciano Garofano, ex comandante dei Ris, consulente di Andrea Sempio nel giallo di Garlasco, ha conversato stamane con Morning News, su Canale 5, per gli ultimi aggiornamenti sulla vicenda riguardante l’omicidio di Chiara Poggi e la nuova indagine. Secondo il fondatore dei Ris è probabile che ci siano stati degli errori nel 2007: “Errare è umano, nessuno è perfetto, probabilmente ci son stati degli errori nel 2007 ma vedo una amplificazione di aspetti risibili, inutile e insignificanti che hanno fatto si che chi ha indagato dell’epoca, me compreso, sia destinatario di critiche assurde, questi aspetti hanno demolito l’indagine che è stata fatta al meglio delle conoscenze, scrupolosità e serietà, poi probabilmente qualche errore c’è stato, ma chi è perfetto su questa terra?”.
Sul verbale di Andrea Sempio tanto contestato dall’avvocato di Stasi, Antonio De Rensis, che non sarebbe stato chiuso nonostante l’indagato avesse lasciato la caserma per tornare a casa a prendere lo scontrino, Garofano precisa: “Il capitano Cassese ha spiegato cosa è successo quel giorno, in ogni caso tutti questi atti sono passati al vaglio di tutti i processi, credo che per essere corretti nei confronti di tanti magistrati che si sono espressi, io ritengo che bisogna superare questi aspetti, non so quanti errori ci siano, mi sembra però ci sia un accanimento contro particolari risibili, come ad esempio si è parlato spesso del posacenere in casa Poggi.
Sono tantissimi elementi già vagliati all’autorità giudiziaria che hanno portato alla condanna di stasi, adesso c’è una nuova inchiesta vedremo cosa succederà ma direi di smetterla di fare una critica tout court verso tutti questi aspetti”.
DELITTO DI GARLASCO, GAROFANO SULL’IMPRONTA 33
Garofano si è poi soffermato sull’impronta 33 e la consulenza presentata dalla difesa di Alberto Stasi, secondo cui quella traccia sarebbe di Sempio, oltre a presentare molto probabilmente sangue. “I test dei colleghi sull’impronta 33 sono interessanti ma non lo sono su un piano fattuale – commenta l’ex comandante del Ris – il dato obiettivo è che nella parete in cui venne individuata quella traccia, individuarono molte macchine di sangue anche di due millimetri ma non vi erano tracce di sangue significative su quell’impronta, se vi fosse stato il sospetto l’avrebbero rilevata, invece si fece il test con la ninidrina e l’esito erastato negativo.
Anche l’ipotesi del manichino (nella consulenza di Stasi si vede un manichino appoggiarsi sul muro con la mano, che rappresenterebbe Sempio ndr) non ha riscontri perchè su quel gradino non ci sono tracce di scarpe a pallini, ci sono striature ma non sono riconducibili a scarpe, le persone non volano”.
La consulenza di Garofano è giunta ad esiti differenti: “Potrete dire che si tratti di un commento di parte ma l’abbiamo fatto con esperti con 30 anni di esperienza in dattiloscopia, quei 15 punti non esistono per me. Devo dire che non mi sembra corretto dire che quella è una impronta di sudore e sangue attribuile a Sempio perchè diventa fuorviante per l’opinione pubblica, aspettiamo che la procura faccia chiarezza altrimenti diventa pericoloso trasferire conclusioni che tali non sono”.
DELITTO DI GARLASCO, GAROFANO SU IGNOTO 3: “VI SPIEGO TUTTO”
Garofano si è infine espresso su ignoto 3, il famoso dna rinvenuto nel cavo orale di Chiara Poggi, al momento non attribuito a nessuno: “Ignoto 3 è un profilo incompleto, l’avvocato Bocellari (legale di Stasi ndr) mi ha detto di aver banalizzato e normalizzare, ma su quella garza è stato trovato il profilo dell’assistente del medico legale, quindi già si tratta di una contaminazione, non si tratta di normalizzare, vedremo l’altra parte di dna a chi appartiene e se sarà possibile individuarlo”. Poi precisa: “In una sala autoptica la contaminazione può essere avvenuta in qualsiasi momento e quando sento di dna completo nel palato di Chiara… queste sono cose pericolose, suggestioni che non si possono dire, non ci sono tracce da ricongiungersi ad un eventuale aggressore, io richiamo all’attenzione alla documentazione, chi parla si documenti prima di inventare storie che non hanno alcun riferimento obiettivo. L’avvocato Bocellari ce l’aveva un po’ con me”, aggiunge ridendo.
Poi sottolinea sempre sull’ignoto 3: “Quello è un profilo Y che non consente l’identificazione se non sulla linea maschile. Avendo già accertato che si tratti di una contaminazione è giusto capire se vi sia compatibilità nell’altro pezzo di dna ma bisogna scartare ipotesi fantasiose come quella di un aggressore che avrebbe lasciato il suo dna sulla bocca di Chiara: se fosse stato così non sarebbe resistito al tempo visto che l’autopsia è stata fatta tre giorni dopo, quel dna è sicuramente e inevitabilmente nato da una contaminazione”.