Crescono i numeri del disagio psichiatrico infantile: nella sola Emilia-Romagna circa 66mila bimbi e ragazzi in cura nei dipartimenti di neuropsichiatria

Cresce in tutta Italia – e, in realtà, potremmo dire in tutto il mondo – il disagio psichiatrico infantile che è salito agli albori della cronaca soprattutto in epoca pandemica e post-pandemica, ma che sembra essere un vero e proprio problema sociale ormai da più di decennio a questa parte: a certificarlo (per l’ennesima volta) sono i dati raccolti nel 2024 dal servizio neuropsichiatrico infantile dell’Emilia Romagna, esposti sulle pagine del Corriere bolognese dalla dottoressa – e direttrice del dipartimento dell’AUSL di Bologna – Simona Chiodo.



Soffermandoci da subito sui dati del disagio psichiatrico infantile, nel solo corso dell’ultimo anno sul territorio dell’Emilia-Romagna sono stati presi in carico dei vari servizi di neuropsichiatria territoriali poco più di 66mila (precisamente 66.108) bambini e ragazzini, dei quali 12mila 293 sul solo territorio di Bologna: dati di per sé poco significativi, ma che assumono maggiore senso se aggiungiamo che solamente 15 anni fa erano – nell’intera Emilia – pochi più di 38mila, circa la metà.



Non solo, perché dai dati sul disagio psichiatrico infantile dell’Emilia-Romagna emerge anche che – sempre rispetto al 2010 – le diagnosi relative ai disturbi collegati all’ansia sono oggi cresciute di addirittura il 265%, con quelle relative ai disturbi alimentari (come anoressia, bulimia, binge eating e così via) che mostrano un tasso di crescita del 483%: numeri – è inutile negarlo – che dovrebbero farci gridare all’allarme sociale; specialmente se consideriamo che i primi sintomi tendono già a comparire sotto i 5 anni di vita.

A cosa è dovuto l’aumento del disagio psichiatrico infantile: il parere della dottoressa Simona Chiodo

Guardando al dettaglio sui dati del disagio psichiatrico infantile, la dottoressa Simona Chiodo ha spiegato al Corriere che se tra i preadolescenti (ovvero la fascia d’età tra gli 11 e i 14 anni) vanno per la maggiore i disturbi sociali come l’isolamento, la solitudine, l’autolesionismo e quelli alimentari; nella fascia prescolare (ovvero 0-5 anni) si nota un vero e proprio boom di aggressività, irruenza e disturbi dell’apprendimento e del linguaggio.



Adolescente con cellulare (Foto: Pixabay)

Le ragioni dell’aumento del disagio psichiatrico infantile – sempre secondo la dottoressa Chiodo – sono numerose e variegate e includono fattori come lo stile di vita (personale e familiare) e le minori protezioni sociali e genitoriali applicabili durante la crescita; mentre un fetta importante è anche legata al precoce e scorretto uso di cellulari, computer e tablet, spesso – dalla letteratura scientifica – associati a ritardi cognitivi, disturbi del sonno e difficoltà a regolare il proprio umore e il rifiuto.