In un periodo di gravi sofferenze per il nostro pianeta, non ultima la siccità che sta ammorbando l’Italia intera, si fa strada una nuova “filosofia”, una nuova linea di pensiero, vale a dire quella del doomismo climatico. Ma di cosa si tratta, esattamente? Per comprenderlo al meglio, dobbiamo partire dall’etimologia del termine, che deriva dal vocabolo inglese “doom”, il cui significato è “sorte”, “condanna”, in senso negativo. Insomma, un vero e proprio pessimismo cosmico applicato agli stravolgimenti del clima sulla Terra e che sta via via sempre più diffondendosi sui meandri del web, a cominciare dalla piattaforma Tik Tok, dove si osserva una sorta di rassegnazione in riferimento a tale fenomeno.
Marino Bonaiuto, professore ordinario del Dipartimento di psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione, Facoltà di Medicina e Psicologia, dell’Università “La Sapienza” di Roma, ha analizzato su “La Repubblica” il doomismo climatico: “Di fronte a un evento negativo inevitabile può aversi come risultato una reazione di accettazione passiva, di rassegnazione. Pertanto, interpreterei il fenomeno come dovuto alle informazioni sull’inevitabilità delle conseguenze negative senza una corrispondente enfasi sulle possibilità di risposta, le quali, come noto, possono riguardare due ambiti: quello dell’adattamento ai cambiamenti climatici globali (cioè individuare strategie di fronteggiamento delle conseguenze negative) e quello della mitigazione dei cambiamenti climatici globali (cioè strategie di diminuzione delle cause all’origine del cambiamento climatico che comporta tali conseguenze negative)”.
DOOMISMO CLIMATICO, FILOSOFIA DEL “TROPPO TARDI”: MA È DAVVERO COSÌ?
Il doomismo climatico, tuttavia, non affonda le sue radici su alcun documento scientifico che attesti l’annichilimento della Terra senza che vi siano chance di salvezza. Insomma, è la corrente del “troppo tardi”, senza che però vi siano prove del fatto che sia realmente troppo tardi.
Il professor Bonaiuto, ancora su “La Repubblica”, suggerisce le contromisure da attuare per tentare di invertire la rotta (e il pensiero): “In generale, bisogna domandarsi cosa fare di propositivo. È importante ragionare in termini di misure atte a contrastare questa china. Ciò significa favorire sia i comportamenti che consentono di fronteggiare le conseguenze negative di tali cambiamenti nel presente e immediato futuro (adattamento), sia quelli che consentono di diminuire l’impatto umano sull’ambiente per arrestare la tendenza attuale nel futuro a medio e lungo termine (mitigazione). Per promuovere tali comportamenti, bisogna investire, costantemente e a lungo termine, in comunicazione, formazione, educazione e svolgimento di attività riguardanti il rapporto reciproco tra persone e ambiente”.