AUTO/ Le due certezze nel futuro di Fiat

- Alessandro Usai

Due certezze spingono Fiat in un settore auto sempre più accidentato. Il resto è una nuvola nera che annuncia tempesta, ma a bagnarsi questa volta potrebbe non essere il Lingotto

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Due certezze spingono Fiat in un settore auto sempre più accidentato. La prima è ormai nota, ovvero dopo quattro giorni di febbrili manovre (o meglio, disturbi) legali la Corte Suprema statunitense ha dato il via libera all’accordo Fiat-Chrysler, respingendo il ricorso presentato da alcuni fondi dell’Indiana. L’altra novità riguarda la Cassa integrazione che gradualmente sarà ridotta. Si parte dalle due settimane in meno dal 22 giugno al 2 luglio per gli addetti della Multipla della Fiat Mirafiori.

 

Il resto è una nuvola nera che annuncia tempesta, ma a bagnarsi questa volta potrebbe non essere il Lingotto. Tutt’altro. Al commissario Ue all’Industria, il tedesco Guenter Verheugen, strenuo avversario della Fiat sul caso Opel, non piace neanche la soluzione Magna. E in un articolo pubblicato sul Die Welt, Verheugen annuncia che chiederà alla Commissione europea un accurato esame dell’accordo che sembra avvantaggiare solo la controparte russa.

La Opel è stata ceduta grazie agli 1,5 miliardi di euro di garanzie fornite dal governo tedesco e ai 700 milioni di euro promessi dalla società di componentistica auto canadese Magna. Secondo l’accordo GM conserverà il 35% della società, i sindacati avranno il 10%. Magna controllerà il 20% e la banca statale russa Sberbank insieme alla società automobilistica russa GAZ avrà il rimanente 35 per cento.

Ma proprio qui sta il punto. Nessun investitore si è fatto avanti per continuare le attività di GM Europe senza aiuti statali. Insomma, i conti non tornano e Fiat potrebbe tornare della partita. Del resto, l’accordo con Chrysler rilancia la competitività del gruppo torinese che fornirà agli americani la tecnologia tra le più innovative e avanzate al mondo, le piattaforme e i propulsori per vetture piccole e medie.

Chrysler potrà così offrire una più ampia gamma di prodotti comprese anche vetture a basso impatto ambientale, sempre più richieste dal mercato. E allo stesso tempo potrà anche trarre beneficio dall’esperienza della Fiat nelle ristrutturazioni aziendali e avrà accesso alla rete di distribuzione internazionale di Fiat, in particolare in America Latina e Russia. Eppure sul fronte interno per la Fiat si annuncia una dura battaglia con i sindacati che incalzano il governo a garantire ulteriori certezze occupazionali.

Non a caso lo stesso presidente del Lingotto, Luca Cordero di Montezemolo, ha voluto gettare acqua sul fuoco: «La Fiat resterà italo centrica – ha affermato – e ora bisogna sedersi in modo costruttivo con il governo, i sindacati, per affrontare dei temi strutturali che derivano non da accordi ma da un calo molto forte della domanda dell’automobile, mantenendo fede agli impegni che abbiamo con i nostri dipendenti». Ecco perché un eventuale ritorno in campo nella partita per Opel potrebbe giovare non poco al Lingotto sia dal punto di vista strategico che da quello occupazionale.

Un rischio che ha già fiutato Ferdinand Piech, presidente del consiglio di Sorveglianza di Volkswagen che nel corso della presentazione della nuova Polo ha bocciato il tris Fiat-Chrysler-Opel: «Sono felice quando tre persone che non stanno troppo bene si danno una mano l’un l’altro – ha affermato – ma non potete certo attendervi il record del mondo da tre corridori claudicanti che si apprestano a fare una maratona». Come dire, tre malati non fanno una persona sana.

Ma forse per quella maratona per la sopravvivenza della case automobilistiche, dove al traguardo arriveranno solo pochi concorrenti, la Fiat potrebbe avere maggiori energie grazie all’eventuale accordo con Opel. E a quel punto Volkswagen farebbe bene a consultare un medico.







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