FINANZA/ La “forza” dell’euro che distrugge l’economia
Continuano a moltiplicarsi in Europa i segnali di una sempre maggiore insofferenza verso la moneta unica. Gli ultimi arrivano persino dalla Francia. Il commento di GIOVANNI PASSALI

Continuano a moltiplicarsi in Europa i segnali di una sempre maggiore insofferenza verso la moneta unica. La marea del dissenso popolare sta montando e diventa difficile, anche mediaticamente, tenere sotto controllo una simile pressione. Ora è la volta del ministro dell’Industria francese, Arnaud Montebourg, con una intervista nella quale dichiara che l’euro è troppo forte e la Bce dovrebbe operare per spingere al ribasso il valore della moneta e rendere più facile la vendita di prodotti europei. Secondo il ministro, “un deprezzamento dell’euro-dollaro del 10% potrebbe aumentare la ricchezza nazionale francese dell’1,2%, creare 150 mila posti di lavoro e ridurre il deficit di 12 miliardi di euro”.
Cosa dovrebbe fare la Bce? Operare direttamente sul cambio? Tali operazioni non sono però precisamente quelle per cui la Bce ha un mandato. E poi, cosa fare: comprare dollari? Ma la Fed, che non starà certo a guardare, potrà fare la stessa cosa con gli euro, rendendo di fatto nulla ogni operazione. Anzi, la recente ascesa dell’euro nei confronti del dollaro è uno degli effetti collaterali del piano di quantitative easing della Fed, con acquisti pianificati di 85 miliardi di dollari di titoli di Stato al mese. Ma è da tempo che questo avviene, come mai il ministro francese si sveglia solo ora?
Se si ha la capacità di vedere i danni solo quando sono evidenti, probabilmente vuol dire che non si hanno gli strumenti di giudizio adeguati a comprendere cosa sta accadendo.
A parlare addirittura di uscita dall’euro e ritorno alle monete nazionali ora è Francois Heisenbourg, presidente del prestigioso Istituto Internazionale per gli Studi Strategici, economista istituzionalmente allineato, da sempre europeista convinto. Almeno finora. Queste sono le sue recenti dichiarazioni: “Il sogno è diventato un incubo. Dobbiamo accettare la realtà che l’esistenza dell’Ue da sola è minacciata dall’euro. Gli sforzi compiuti per salvare la moneta unica stanno mettendo in pericolo l’Unione ancora di più… Accoglieremo la fine del sogno e il ritorno al reale, non come un disastro, ma come una sfida da superare”.
E proprio per affrontare al meglio questa sfida, in Italia si moltiplicano gli incontri e i convegni che hanno a tema la crisi economica e il possibile ritorno a una moneta nazionale. Tanto per dare il polso di quanto accade, questo è un elenco incompleto e provvisorio di quelli in programma in questo periodo: il 27 ottobre a Milano l’economista Nino Galloni parlerà sul tema “Il mito delle esportazioni” presso “Mondo senza guerre” (via Mazzali 5), poi il 15 e 16 novembre a Roma c’è il convegno organizzato da Forum Economia, con il patrocinio del Comune di Roma, della Regione Lazio e dell’Anci (Associazione nazionale comuni d’Italia). Nel frattempo Monia Benini presenta il suo libro “Liberarsi della dittatura europea” il 30 ottobre a Piacenza e il 5 novembre a Ferrara. E chissà quanti altri ve ne sono nel frattempo.
Questo è l’autunno caldo di cui ho accennato in diverse occasioni, quell’autunno caldo che Letta si augurava di non avere. Ma cosa sta facendo in concreto il governo? Cosa di concreto per fronteggiare questa crisi? Sono anni che non riescono a mettersi d’accordo nemmeno sulla legge elettorale, come potremo aspettarci qualcosa di buono o qualche iniziativa decisa? Ma il dato peggiore non è che la politica in genere sia sulla strada sbagliata, possono capitare periodi di minore intelligenza della realtà. Il dato più preoccupante è invece che questi signori siano impermeabili alla comunicazione con il resto della popolazione, chiusi nelle loro idee e nei loro schemi ideologici, privi di stabili connessioni con la realtà, privi di confronto e verifica con il reale.
Per fortuna esistono gli imprevisti, quelle cose che accadono all’improvviso e aprono la mente a una conoscenza nuova della realtà. Dev’essere pure per questo motivo che la realtà tutta, oltre all’economia e alla finanza, è frattale. E se è frattale, allora una delle proprietà dominanti sarà l’effetto memoria. E questo favorirà tutte quelle iniziative che non saranno dei fuochi di paglia, magari spettacolari, ma al contrario dureranno nel tempo, consolidando un’esperienza che possa essere presa ad esempio. Quindi, il fattore umano è quello destinato a diventare prevalente. Lo dice pure la matematica.
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