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Home » Economia e Finanza » SPILLO/ Così crolla un “dogma” dell’euro

  • Economia e Finanza

SPILLO/ Così crolla un “dogma” dell’euro

Giovanni Passali
Pubblicato 11 Gennaio 2015
Euro_Bce_Simbolo_MossoR439

Infophoto

Proprio pochi giorni dopo l'ingresso della Lituania nell'Eurozona crolla uno dei dogmi della moneta unica: la Grecia potrebbe uscire dall'euro. Il commento di GIOVANNI PASSALI

Buon anno a tutti. Buon anno anche in particolare ai lituani, che proprio dal primo gennaio sono entrati nell’euro e hanno iniziato a utilizzare la nuova moneta. Così anche il terzo Paese baltico, dopo Estonia e Lettonia, è entrato nell’Eurozona. E in tutto i paesi che hanno adottato l’euro passano a diciannove.


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Certo, a loro inizialmente conviene. Com’è convenuto trovarsi nell’Unione europea, visto che il denaro che arriva in Lituania dall’Ue (1800 milioni di euro nel 2012) è oltre sei volte il contributo versato (290 milioni). Ma dato che stiamo parlando di un Paese con una popolazione di tre milioni di abitanti, tale convenienza è appena una goccia nel mare dell’Europa.


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A loro inizialmente conviene entrare nell’euro, poiché invece che emigrare in Europa per guadagnare in euro (seppur poco) e spedire i soldi a casa (dove valgono molto) ora potranno lavorare a casa loro (sempre in euro, sempre per poco rispetto alla media della zona Euro) dove le imprese saranno sospinte a spostare la loro produzione. E saranno soprattutto le imprese tedesche ad avvantaggiarsi di questa situazione, poiché Germania e Russia sono i principali paesi destinatari delle esportazioni e mittenti delle importazioni in Lituania. Ma ora verso la Russia vi sono le sanzioni, per cui si può facilmente immaginare chi trarrà i maggiori vantaggi di questa situazione.


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Inizialmente conviene, ma si tratta di una convenienza limitata nel tempo, cioè miopia. Come nel caso della Grecia, vi sarà inizialmente un afflusso di capitali e di forza lavoro sottopagata (rispetto alla media dell’Eurozona). Quindi maggiore crescita, sviluppo e facilità di credito. Ma prima o poi il credito dovrà tornare, e pure gravato dagli interessi. Perché l’altra faccia del credito si chiama debito, e il debito lituano, come accaduto a tutti i paesi europei e soprattutto a quelli periferici è destinato a salire. 

All’inizio, come con la Grecia, si dirà che non è importante, poiché l’economia cresce. Ma prima o poi l’economia rallenta e il debito rimane. E allora viene il collasso finanziario (fuga di capitali e investimenti, che cambiano destinazione con un click) e bancario. Il resto è una replica di cose che oggi abbiamo sotto gli occhi.


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E c’è pure l’altra faccia della medaglia della crescita economica. Perché se le imprese tedesche delocalizzano in Lituania, cioè spostano la propria produzione laddove il lavoro costa meno, questo vuol dire che la Germania perderà posti di lavoro e questo porterà a una contrazione (seppur limitata) del mercato interno. Per quanto potrà essere un evento limitato, questo si situa in una situazione già gravemente compromessa. 

Il mercato interno tedesco è già in affanno e l’economia si sostiene solo per le fortissime esportazioni. Ma far dipendere la sostenibilità della propria economia in modo così pesante dalle esportazioni, soprattutto per un così prolungato periodo di tempo, diventa sempre più pericoloso. Infatti, le esportazioni dipendono da qualcosa che non è controllabile, cioè l’andamento dell’economia dei paesi verso cui si esporta. La Germania rischia sempre più di trovarsi all’improvviso a produrre una gran quantità di beni che i soliti acquirenti non riescono più a comprare, per il perdurare (o l’aggravarsi) della crisi economica.


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Ironicamente, a pochi giorni dall’entrata della Lituania nell’Eurozona, iniziano a diffondersi le voci secondo le quali il governo tedesco non sarebbe più così ostile a un’uscita della Grecia dall’euro. Evidentemente si sono fatti i conti e hanno scoperto che un’ulteriore rinegoziazione del debito (chiesta da quel partito che in Grecia rischia di vincere le prossime elezioni) potrebbe venire a costare molto di più di un’uscita della Grecia dall’Eurozona. E così un altro dei dogmi che ci hanno propinato in tutti questi anni finisce in discarica: “dall’euro non si esce”, ci hanno ripetuto fino alla noia, come un mantra da ripetere staccando la ragione. Come fosse un comando divino calato dall’alto.


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Ma l’uscita della Grecia dall’euro e la sua ripresa economica rischia di essere un esempio per altri paesi in difficoltà. L’euro rischia davvero una fine improvvisa. E la permanenza della Lituania nell’euro rischia di essere davvero breve.

Speriamolo, anche per il bene dell’Italia.

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