Elezioni comunali 2025: il centrosinistra domina le città e conquista Genova. Centrodestra bene solo nei piccoli centri. Ballottaggi in salita
Due capoluoghi al centrosinistra, un ballottaggio strappato con i denti, ma soprattutto il Comune più importante, Genova, perduto malamente. Un bilancio molto magro per il centrodestra, quello delle elezioni comunali 2025 di domenica e ieri.
Silvia Salis, bionda campionessa di lancio del martello e vicepresidente vicaria del Coni, nonché moglie del regista Fausto Brizzi, si è presa la città ligure al primo turno (51,5%), dopo che il predecessore Marco Bucci (centrodestra) è diventato governatore della Regione.
A Ravenna, roccaforte rossa tornata alle urne per lo stesso motivo (il sindaco Michele De Pascale è stato eletto presidente dell’Emilia-Romagna), il Pd ha saldamente mantenuto il primo cittadino. A Taranto e Matera, gli altri due capoluoghi di provincia in cui si è votato, si andrà al ballottaggio con il centrosinistra in vantaggio.
Nella città pugliese, tuttavia, andrà al secondo turno un candidato civico fuori dagli schemi, sostenuto dalla Lega (senza però il simbolo ufficiale) e da Roberto Vannacci, mentre il centrodestra “doc” resta alla finestra a leccarsi le ferite e a meditare sui dissidi interni.
Le uniche località dove la coalizione che governa il Paese riesce a spuntare qualche vittoria sono centri medio-piccoli. Nulla che possa consolare dalla batosta presa nelle città maggiori.
Nonostante certi proclami della vigilia, fatti a scopo propagandistico, il risultato era sostanzialmente atteso e va a confermare la storica debolezza della coalizione nelle elezioni amministrative. Le città maggiori vanno al centrosinistra, e in questo l’Italia pare allinearsi a una tendenza che accomuna tante metropoli nel mondo. Le grandi realtà urbane – dove il tenore di vita è più caro e il divario tra ricchi e poveri più macroscopico – guardano a sinistra: è un fenomeno generale. E gli eletti progressisti sono in grado di replicare sé stessi, riuscendo a perpetuare il controllo del potere.
Il centrodestra si mobilita per le elezioni regionali, nazionali o europee, ma registra scarsità di personale politico spendibile nelle conurbazioni attualmente progressiste. E l’insuccesso alle elezioni comunali nei grandi centri – in mano al Pd – potrebbe rappresentare un digiuno che si protrarrà a lungo. Sconfitte come quella di Genova fanno molto male, e non basta minimizzare, come hanno fatto ieri le seconde file di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
Anche ai ballottaggi, sempre che riesca ad arrivarci, la coalizione di governo nazionale parte sfavorita, come quasi sempre è successo, perché i suoi elettori disertano le urne. Si darà colpa anche alle divisioni interne, ma queste normalmente spiegano solo in parte il problema. Dove si è convinti di essere sconfitti in partenza, infatti, è pressoché inevitabile che ognuno corra per sé, assecondando l’esigenza di misurarsi e contarsi. Nemmeno le tensioni romane tra alleati si riflettono più di tanto nel voto locale, dove “pesano” di più le facce, i curriculum e la rete di rapporti dei candidati locali.
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