Italia con il fiato sospeso per il destino di Silvia Romano, la volontaria italiana rapita in Kenya da un gruppo armato. La polizia si è detta fiduciosa, annunciando che la 23enne di Milano è ancora viva e che si trova nel Paese africano. Negli ultimi giorni si è parlato molto della banda che ha rapito la giovane: in un primo momento si è pensato è un legame col terrorismo legato, ipotesi esclusa col passare dei giorni. Raffaela Scuderi di Repubblica sottolinea che secondo l’intelligence kenyana i rapitori sono probabilmente di nazionalità somala, appartenenti all’etnia wardei. Criminali comuni e non jihadisti, dunque, anche se non è ancora chiaro il movente: non sono state registrate per il momento richieste di denaro. Il comandante della polizia regionale Noah Mwivanda, citato dall’emittente keniana Ntv, ha parlato di «informazioni cruciali»: attesi aggiornamenti a stretto giro di posta. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
“ECCO COS’E’ SUCCESSO”
Silvia Romano è viva e si trova in Kenya. Ne è convinta la polizia locale che in queste ore è tornata allo scoperto per aggiornare la situazione riguardante la 23enne attivista italiana, rapita da alcuni banditi somali lo scorso 20 novembre, più di un mese fa. La Rai ha intervistato un ragazzo che si trovava con Silva al momento del rapimento: «Eravamo tutti seduti – racconta – quando sono arrivati sei uomini, che hanno iniziato a colpire Silvia: non so cosa volessero. Silvia ha iniziato a gridare e ad intimarci “Vogliono solo me” e uno di loro ha cercato di afferrarla per il collo e lei gridava “aiuto, aiuto”». Il ragazzo ha provato ad intervenire per salvare la giovane milanese: «Ho cercato di aiutare Silvia – prosegue il suo racconto alla Rai – ma non potevo fare molto perché erano sei uomini ed erano grossi. Quando ho cercato di afferrare uno di loro, quello che la teneva per il collo, questi ha preso un bastone e mi ha colpito in testa: a quel punto Silvia ha capito che mi avrebbero potuto fare ancora più male e mi ha detto “Devi salvare la tua vita perché vogliono solo me e possono veramente farti del male”». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
SILVIA ROMANO: LA POLIZIA AGGIORNA LA SITUAZIONE
E’ ancora viva Silvia Romano. A comunicare la splendida notizia è la polizia del Kenya che sta ricercando la 23enne attivista italiana rapita più di un mese fa. Il comandante della polizia della costa, Noah Mwivanda, intervenendo nelle scorse ore a seguito di un briefing sulla sicurezza, ha esclamato: «Abbiamo informazioni cruciali – si legge sui principali quotidiani online – che non vi possiamo rivelare, che ci fanno pensare con certezza che Silvia Romano sia ancora viva e che la troveremo. Abbiamo sul campo – ha aggiunto – tutte le risorse necessarie per l’operazione e sappiamo che è ancora in Kenya». La giovane ragazza milanese era stata rapita a fine mese di novembre nel sud est del paese, nel villaggio di Chakama, da parte di alcuni banditi locali. Inizialmente si era pensato alla pista del terrorismo, poi fortunatamente smentita con il passare dei giorni e degli indizi raccolti.
SILVIA ROMANO E’ VIVA ED E’ IN KENYA
L’istruttrice di ginnastica, laureatasi lo scorso mese di febbraio, si trovava in Kenya per fare del volontariato, e fra le molteplici iniziative in cui era impegnata, anche una raccolta fondi della onlus “Africa Milele Onlus”, per acquistare una cisterna che potesse recuperare l’acqua piovana da un tetto. Negli ultimi giorni le notizie su Silvia sono andate via-via scemando, ma oggi, nel giorno del Natale, un nuovo barlume di speranza dopo il comunicato di cui sopra della polizia. Tutto fa pensare che l’attivista italiana sia ancora viva e che stia bene, e che i rapitori siano uomini di origine somala, appartenenti all’etnia Wardei, composta quasi per la totalità da pastori. Dopo il rapimento, il gruppo avrebbe percorso circa 200 chilometri verso il nord, portandosi nella zona del fiume Tana forse per scappare via mare. Secondo la polizia, i malviventi sarebbero attualmente bloccati da due affluenti che sono esondati anche se gli stessi non riescono a venire stanati dalle forze dell’ordine.