Dopo che gli scontri erano continuati per tutto il corso della giornata tra le forze anti-Serraj e quelle del governo di Tripoli nelle vicinanze della capitale, è notizia dell’ultima ora che sarebbe stato raggiunto un accordo tra le due fazioni in lotta per un cessate il fuoco. A riferirlo sono delle fonti ONU, secondo cui il suddetto accordo è stato raggiungo sotto l’egida dell’inviato delle Nazioni Unite in Libia, Ghassam Salamè, affinché dunque vengano sospese le ostilità come condizione essenziale per “proteggere i civili e salvaguardare la proprietà pubblica e privata”, contribuendo anche, tra l’altro, alla immediata riapertura dell’aeroporto di Mitiga. In attesa di conferme, dovrebbero quindi cessar i violenti scontri che mai come oggi stavano infuriando nelle periferie della capitale della Libia ma anche nei dintorni dell’insediamento militare di Hamza. (agg. R. G. Flore)
IN CORSO VERTICE A PALAZZO CHIGI
Mentre è in corso a Palazzo Chigi il vertice di governo, presieduto dal premier Giuseppe Conte, al quale partecipano i ministri Moavero, Salvini e Trenta, non sono incoraggianti le notizie provenienti dalla Libia, dove sono ripresi gli scontri che in questi giorni hanno provocato morti e feriti a pochi km dalla capitale Tripoli. Come riportato da Il Sole 24 Ore, le milizie che da 9 giorni si combattono hanno raccolto l’invito della missione delle Nazioni Unite nel paese, l’Unsmi, ad incontrarsi. Nonostante questo, secondo il sito Alwasat, le violenze tra fazioni nemiche “sono riprese in zone della via dell’aeroporto” e “le ambulanze non sono riuscite a recarvisi malgrado le richieste di aiuto degli abitanti”. Gli scontri, localizzati a 17 km a sud in linea d’aria da Piazza dei Martiri, la più importante e centrale di Tripoli, sono accompagnati da lanci di razzi di tipo Grad. (agg. di Dario D’Angelo)
AMBASCIATA USA A TRIPOLI IN FIAMME
Riprendono gli scontri tra milizie libiche a Tripoli. Tante le richieste di aiuto degli abitanti, ma le ambulanze non sono riuscite a raggiungerli. Lo scrive il sito Alwasat, citando il portavoce della Protezione civile libica, Osama Ali. Intanto un incendio è divampato nell’ambasciata degli Stati Uniti, che era stata già chiusa. Le cause del rogo sono finora sconosciute. Colonne di fumo nero si sono alzate dal compound dell’ambasciata americana a Tripoli, abbandonata dal 2014. Lo riferisce il sito web informativo locale Libya Observer, che ha pubblicato le immagini dell’accaduto. Secondo l’emittente tv panaraba Al Arabiya, l’incendio «fuori controllo» è stato provocato dalla caduta di un razzo nell’ambito degli scontri tra milizie rivali. Un funzionario del dipartimento di Stato Usa ha dichiarato che le fiamme non interessano l’ambasciata, ma un deposito di carburante situato nei dintorni. Non sarebbe dunque un bombardamento diretto contro l’ambasciata, ma un «danno collaterale» degli scontri in corso. (agg. di Silvana Palazzo)
LE CRITICHE DI MINNITI
La tensione sale e di molto in Libia con lo scontro Haftar-Al Sarraj che “riflette” i tentativi di influenza di Francia e Italia, con la “carta” in più di Macron che vuole ergersi come unico garante della pace (fittizia) in terra libica. Secondo Minniti però, ex Ministro degli Interni del Governo Gentiloni, le colpe sono da ricercare almeno in parte sulla scelta dell’esecutivo gialloverde di andare allo scontro frontale con l’Unione Europea. «I nazional-populisti vogliono far saltare l’Unione Europea con l’arma dell’immigrazione e il campanello d’allarme viene dalla Libia dove in pochi mesi si è rotto l’equilibrio di collaborazione e competizione tra Italia e Francia», ha spiegato l’ex responsabile dei Servizi Segreti italiani in Parlamento in una intervista alla Stampa di Torino. Non solo, Minniti ha inoltre ricordato come «quando ero al Viminale sui flussi migratori l’Europa non aveva fatto fino in fondo il suo dovere, ma l’Italia era riuscita a trasformare un tema divisivo in una questione di rapporti tra l’Europa e l’Africa superando l’impasse. Ora è saltato tutto. È chiaro che i comportamenti infantili del ministro dell’Interno Salvini, che va in Russia indossando la maglietta della Croazia per tifare contro la Francia, abbiano delle conseguenze».
CONTE CONVOCA VERTICE A PALAZZO CHIGI
La guerriglia che ha rigettato la Libia nel caos sono arrivati a soli 6 km da Tripoli. Lo riferisce in un tweet l’emittente Al Ahrar citando una “fonte della sicurezza” secondo cui sarebbero in corso “violenti scontri fra la 7/a Brigata e la sicurezza centrale”. Una situazione potenzialmente esplosiva, che vede coinvolti direttamente anche molti degli interessi italiani. E non è un caso, come riportato dall’Huffington Post, che il premier Giuseppe Conte rientrato dalle vacanze a New York abbia convocato per oggi alle 17 a Palazzo Chigi, un vertice di aggiornamento sugli ultimi sviluppi del caos libico al convocati Matteo Salvini (Interno), Elisabetta Trenta (Difesa) ed Enzo Moavero Milanesi (Esteri). Per il momento il Governo italiano ha escluso categoricamente un intervento militare in Libia puntando il dito contro la destabilizzazione messa in atto da Macron, colpevole secondo l’esecutivo di aver indetto le elezioni per il 10 dicembre aprendo di fatto alla guerriglia tra fazioni ribelli per il controllo del potere a discapito del governo Serraj. (agg. di Dario D’Angelo)
TUTTI GLI SBAGLI DI ROMA SULLA LIBIA
Uno dei più brillanti osservatori del Medio Oriente, nonché spesso intervenuto sulle pagine del nostro quotidiano, Gian Micalessin non ha nessun dubbio: dietro allo scontro armato a Tripoli non solo c’è Macron ma c’è l’intero apparato industriale ed economico francese che sul fronte libico punta moltissimo. « Se gli scontri di Tripoli arrivassero a far cadere Al Serraj, Parigi avrebbe facile gioco nel proporsi come nuovo referente internazionale, guidare il Paese verso le elezioni-farsa proposte dalla Francia per il 10 dicembre e far eleggere alla presidenza un uomo del Generale. Un giochino ardito che rischia, però, di piacere molto a un’Unione europea invelenita con l’Italia. Un giochino che mette a rischio non solo il nostro gas e il nostro petrolio, ma anche il controllo sulle partenze dei migranti garantito dalla Guardia Costiera di Tripoli», scrive sul Giornale l’inviato di guerra che spiega come l’Italia abbia costellato di errori la propria “riconquista” d’influenza in Libia nel dopo Gheddafi. Aver puntato solo su Serraj, non aver insistito per rappresentare assieme a Macron la sponda europea di dialogo e anche in queste ore non far sentire la propria voce in maniera forte ma nello stesso tempo diplomaticamente “accorta” per provare a dimostrare a Bruxelles come il gioco di Parigi sia tutt’altro che “generoso” dal punto di vista politico ma sia un’ennesimo tentativo di celebrare l’influenza francese su un Paese strategicamente importantissimo come la Libia. (agg. di Niccolò Magnani)
SCOMMESSA SU SARRAJ È PERSA?
Quello che si ritrova al primo Consiglio dei ministri dopo l’estate il premier Conte (in vacanza a New York) e il vicepremier Di Maio (impegnato a Foggia sul fronte del caporalato) è un governo a dir poco spiazzato dalle ultime evoluzioni che vedono protagonista la Libia. Lo riferisce l’Huffington Post, sottolineando come al netto della preoccupazione dei vari componenti del governo per la situazione a Tripoli, non una parola sia stata pronunciata ufficialmente in Cdm. Eppure sono tante le complicazioni derivanti dal caos a Tripoli per l’Italia: da una l’ormai impossibilità di considerare la Libia come un porto sicuro, con l’idea di Salvini naufragata definitivamente per via degli scontri tra milizie che incendiano la Capitale. Dall’altra la situazione che vede protagonista principale Fayez al-Serraj, il premier del governo di unità nazionale, l’uomo su cui l’Italia ha puntato nei rapporti con la Libia a dispetto della Francia, che ha sempre fatto riferimento al generale Haftar. Come riferisce Huffington Post, visti gli ultimi sviluppi, in Libia sembra di essere tornati a due anni fa: come se il governo Serraj e il suo lavoro diplomatico non ci fossero mai stati. Un grosso problema per la Libia e per l’Italia. (agg. di Dario D’Angelo)
SALVINI ATTACCA MACRON
Situazione di altissima tensione in Libia, con gli scontri di Tripoli che tengono l’Europa e il mondo con il fiato sospeso. La Francia è finita nel mirino di numerosi esponenti politici italiani e, dopo il presidente della Camera Roberto Fico, è giunto il commento del ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Gli scontri armati in Libia? Credo che dietro ci sia qualcuno”, riporta Il Giornale. Continua il capo del Viminale da Palazzo Chigi: “Nulla succede per caso. Il mio timore è che qualcuno per motivi economici nazionali metta a rischio la stabilità dell’interno nord Africa e conseguentemente dell’Europa. Spero che il cessate il fuoco arrivi subito”. Infine, sottolinea: “Penso a qualcuno che è andato a fare una guerra e non doveva farlo, a qualcuno che fissa delle date delle elezioni senza interpellare gli alleati, l’Onu, i libici. Le forzature, le esportazioni di democrazie e la fissazione di date elettorali a prescindere da quel che pensano i cittadini, non hanno mai portato nulla di buono”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
“FRANCIA HA RESPONSABILITA'”
Le forze speciali italiane non interverranno in Libia. Lo annuncia Palazzo Chigi e la conferma arriva poi dal ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, su Facebook. «Non prendo minimamente in considerazione l’argomento. È compito dei libici proteggere se stessi e trovare un accordo», ha scritto in un post. Il compito dell’Italia, in questa delicata fase, è facilitare «il dialogo, supportandolo anche attraverso il rafforzamento dei corpi dello Stato». La titolare del dicastero della Difesa si è allineata ai pareri di Roberto Fico, presidente della Camera dei Deputati, e il ministro dell’Interno Matteo Salvini, addebitando le responsabilità del caos in cui versa la Libia alla Francia. «Nel 2011, qualcuno antepose i suoi interessi a quelli dei libici e dell’Europa stessa. La Francia, in questo senso, ha le sue responsabilità». Ora però, aggiunge Trenta, tutti devono lavorare «nella stessa direzione, vale a dire per la cessazione delle ostilità e, dunque, per avviare quanto prima un processo di pace di cui i libici, per primi, siano protagonisti».
LIBIA IN GUERRA: “MILITARI ITALIANI SONO IN SICUREZZA”
Intanto a Tripoli si combatte per l’ottavo giorno consecutivo. Le milizie si danno battaglia nella capitale della Libia per il controllo del territorio. Si registrano violenti scontri. Il Consiglio presidenziale libico ha dichiarato lo stato d’emergenza a Tripoli e nelle periferie della capitale, il governo di Fayez al-Sarraj ha annunciato la formazione di un comitato di crisi. «Chiediamo a tutte le parti in Libia di cessare immediatamente le ostilità. Non c’è soluzione militare per la situazione in Libia, solo politica». Così un portavoce della Commissione europea, che ha proseguito: «L’escalation della violenza sta minando una situazione che è già fragile. La violenza porterà solo altra violenza a svantaggio dei libici». Intanto fonti della Difesa, come riportato da Avvenire, assicurano che i militari italiani stanno bene e in sicurezza, ma la ministra Elisabetta Trenta segue costantemente l’evolversi della situazione. Resta aperta l’ambasciata italiana, che scrive in un tweet: «Continuiamo a stare al fianco dell’amato popolo libico in questa difficile congiuntura».