Entra in campo la Digos e prova a dirimere una vicenda dai tratti ancora parecchio oscuri e che trova un “muro di silenzio” da Pyongyang nel mentre della ricerca di Jo Song-il e della sua famiglia. Secondo Carlo Bonini, collega di Repubblica, la vicenda è però più semplice del previsto: la figlia 17enne sarebbe tornata in Corea del Nord di spontanea volontà e oggi lo racconta in un lungo reportage sul quotidiano diretto da Carlo Verdelli. Secondo Bonini, che basa la ricostruzione su ben 4 fonti dell’intelligence italiana rimaste anonime per ragioni di sicurezza, «la ragazza non sarebbe stata riportata nel suo paese forzatamente, prelevata dalle forze di sicurezza nordcoreane e detenuta per la diserzione del padre, come riportato in precedenza; avrebbe invece deciso di sua volontà di non seguire i suoi genitori nella loro fuga perché contraria allo loro scelta, e di raggiungere il nonno in Corea del Nord». In questo modo la tesi si avvicina a quella raccontata dalla Farnesina negli scorsi giorni: in questo senso allora la “sparata” fatta dall’altro ex ambasciatore, Thae Yong-ho (disertore dal 2016, scappato da Londra a Seul) sarebbe da spiegarsi semplicemente come una mossa politico-strategica della Sud Corea. «Thae sarebbe stato indotto dai servizi segreti sudcoreani a raccontare la versione del “rimpatrio forzato” della figlia di Jo per mettere pressione al regime nordcoreano, e allo stesso tempo avvisare Roma che la linea di apertura timidamente mostrata nei confronti del nostro paese da Pyongyang negli ultimi mesi può costare un prezzo politico alto», conclude Bonini.
SPARITA LA FIGLIA DELL’EX AMBASCIATORE: SALVINI, “PARLI MOAVERO”
È spuntato un video, in mano agli 007 italiani, che mostrerebbe la ragazza 17enne figlia di Jo Song-gil – l’ex ambasciatore della Nord Corea sparito da novembre scorso e forse disertore con l’aiuto dei servizi segreti di Roma – in partenza da Fiumicino, passata nel varco riservato alle personalità proprio all’imbarco di un aereo di linea. Come riporta il Corriere della Sera, gli 007 italiani avrebbero ottenuto il filmato per verificare la “nota verbale” trasmessa dall’ambasciata della nord Corea alla Farnesina il 5 dicembre scorso dove si spiega da Pyongyang «il 14 novembre 2018 la ragazza ha chiesto di poter rientrare in Corea ed essere affidata ai nonni materni». Il caso è scoppiato ieri quando un ex diplomatico nordcoreano, anch’egli disertore da Londra fino a Seul nello scorso 2016, ha lanciato la “bomba”: «la figlia di Jo Song-gil è stata rapita da Roma e rimpatriata con la forza verso il regime di Kim Jong-un dopo la diserzione del padre». Il Governo italiano è in prima linea chiaramente con un possibile caso diplomatico spinoso con la Nord Corea che il Premier Conte – che ha la delega ai servizi segreti – vuole cercare di sbloccare il prima possibile. Ieri, una volta emersa la notizia da Seul, la Farnesina ha fatto sapere che per l’appunto a loro risulta che la ragazza sia con i nonni già dalla fine dello scorso anno, anche se il mistero ovviamente rimane. Stamattina il Ministro degli Interni Matteo Salvini, dopo le pressioni di alcuni parlamentari M5s di dover riferire in Aula quanto avvenuto nelle ultime ore sull’asse Roma-Pyongyang, ha invece rispedito al mittente le polemiche «Chiedetelo al ministero degli Esteri, è una questione di ambasciate. Io non ne sapevo nulla, non c’entro nulla» (fonte Radio Anch’io, ndr).
IL VIDEO DA FIUMICINO E IL MISTERO DEL CELLULARE
Ha poi reagito con veemenza il deputato di Fratelli d’Italia, Edmondo Cirielli (questore alla Camera, ndr) intervistato da Radio Cusano Campus: «E’ una vicenda gravissima innanzitutto sul piano umano. Il fatto che si rapisca una ragazza per ricattare i genitori mi sembra una cosa di una vergogna assoluta. La vergogna è che l’Italia che partecipa a centinaia di forum sulla difesa dei diritti umani, consenta che sul nostro territorio accada una cosa così schifosa». Resta dunque scomparso l’ex ambasciatore, assieme alla moglie, mentre anche della figlia sorgerebbero diversi dubbi: il primo riguarda il fatto che, come da tradizione, difficilmente il regime di Kim avrebbe concesso ai famigliari di raggiungere gli ambasciatori nordcoreani in giro per il mondo, proprio come “deterrente” per una eventuale diserzione. Altro punto che non ritorna nella difficile ricostruzione di una autentica spy-story, riguarda il mistero del cellulare: come racconta all’Adkronos, almeno nei primissimi giorni della fuga di Jo Song Gil e la moglie hanno continuato a usare il cellulare che era in dotazione al rappresentante diplomatico di Pyongyang. Il numero era però raggiungibile diversi giorni dopo, il 22 novembre dello scorso anno, quando l’ex senatore di Forza Italia Antonio Razzi si sarebbe dovuto incontrare in un ristorante romano per salutare il diplomatico amico. 12 giorni misteriosi in cui quel cellulare rimase raggiungibile e tacciabile, fatto alquanto strano per chi tenta di fuggire da disertore contro uno dei più crudeli regimi comunisti rimasti al mondo. Su dove possa essere finito, Razzi ancora dice la sua all’Adnkronos «avevano il passaporto diplomatico e potevano andare ovunque. Sicuramente non sono in Italia e sicuramente non negli Stati Uniti, visto che ora c’è un nuovo vertice tra Kim e Trump. Forse in Francia, che è vicina e facile da raggiungere o Inghilterra, perché lui parlava bene inglese».