Eva Mikula: stasera a Belve Crime su Rai 2 racconterà il suo ruolo decisvo nella caduta della banda della Uno Bianca e nell'arresto dei fratelli Savi
Alle 21.20 su Rai 2, Belve Crime apre la sua prima puntata con la testimonianza di Eva Mikula, una donna che, nel tempo, ha diviso l’opinione pubblica ma che per chi indagava ha avuto un ruolo centrale: Eva, all’epoca giovane compagna di Fabio Savi, sarà intervistata da Francesca Fagnani e la sua storia verrà raccontata da Stefano Nazzi.
Nata il 18 agosto 1975 nella cittadina romena di Baia Mare, in Transilvania, Eva Mikula ha alle spalle una storia personale durissima, cresciuta in una famiglia di origine ungherese, ha vissuto un’infanzia macchiata dalla violenza, da un padre autoritario e da abusi gravissimi subiti dal fratello maggiore; a 14 anni è fuggita da casa portando con sé soltanto pochi abiti e il suo violino, rifugiandosi prima a Budapest, dove ha lavorato come lavapiatti e poi cameriera e nel 1992, a soli 16 anni, ha incontrato Fabio Savi, un uomo molto più grande di lei, camionista italiano che la portò via con sé e la introdusse, senza che lei ne avesse consapevolezza immediata, in un contesto di isolamento, controllo e paura.
Verrà esaminato il suo ruolo, scomodo ma essenziale, nella cattura della banda della Uno Bianca a partire dal novembre 1994, quando Fabio Savi viene fermato in un autogrill lungo l’autostrada per l’Austria, è proprio Mikula a fornire agli inquirenti un tassello che mancava: il collegamento diretto tra i fratelli Savi e una lunga serie di delitti ancora senza colpevoli perché fino a quel momento, le indagini si muovevano tra ipotesi e sospetti, ma fu solo grazie a ciò che Mikula riferì – nomi, legami familiari, uso di armi, movimenti, abitudini – che gli investigatori riuscirono a unire i punti.
Ma non si trattò solo di una soffiata: fu una collaborazione continua, ricca di dettagli precisi, che permise di passare da intuizioni frammentarie a prove concrete. I verbali raccolti dopo quell’arresto, le informazioni sui nascondigli, i movimenti e le coperture, furono per la polizia elementi determinanti e proprio perché venivano da una persona molto vicina a uno dei protagonisti principali ed ebbero un peso importante nell’indirizzare le indagini e nel confermare quanto già ricostruito sul campo; Eva Mikula, con i suoi racconti, contribuì in modo diretto a far emergere una verità che fino a quel momento sembrava irraggiungibile.
La Uno Bianca, un gruppo composto da uomini delle forze dell’ordine e legato da vincoli di sangue e omertà, fu identificata e smantellata pezzo dopo pezzo e senza la sua voce, alcuni collegamenti non sarebbero emersi, e soprattutto, l’arresto di Fabio Savi non avrebbe avuto quel valore risolutivo che invece assunse; stasera, davanti alle telecamere di Belve, Eva Mikula ripercorrerà proprio quei giorni, rivelando come la sua posizione si sia trasformata da figura silenziosa a testimone decisiva.
La testimonianza di Eva Mikula: il punto di svolta nelle indagini sulla Uno Bianca
La collaborazione di Eva Mikula non si è limitata a un interrogatorio isolato ma ha rappresentato una delle fonti più concrete e dettagliate per ricostruire l’intera struttura operativa della banda della Uno Bianca – dopo l’arresto, fu posta sotto pressione con lunghi interrogatori, ma scelse di parlare – e le sue parole confermarono il sospetto che dietro quei delitti ci fosse un nucleo ristretto di uomini, tutti legati tra loro non solo dalla parentela ma anche dal giuramento comune alla divisa.
Mikula descrisse con precisione i comportamenti di Fabio Savi, la presenza di armi in casa, gli spostamenti notturni, i contatti telefonici e alcuni riferimenti incrociati che permisero agli inquirenti di rafforzare la rete accusatoria contro tutti i principali membri della banda e il suo apporto fu giudicato essenziale anche per svelare i tentativi di depistaggio da parte di alcuni complici interni alla polizia, un elemento che fece crollare molte delle versioni ufficiali circolate negli anni precedenti.
Senza le sue dichiarazioni, non sarebbe stato possibile ricostruire in modo completo il sistema di coperture, gli spostamenti tra una città e l’altra, l’uso delle auto rubate e le modalità con cui i fratelli Savi organizzavano le loro azioni; Mikula, anche se non partecipò direttamente ai reati, aveva vissuto accanto a chi li aveva commessi, e il suo punto di osservazione interno si rivelò più utile di qualunque intercettazione.
Ciò che fornì agli investigatori fu talmente preciso che contribuì alla piena condanna di tutti i membri principali della Uno Bianca, compresi Roberto, Fabio e Alberto Savi e a distanza di trent’anni, ancora oggi il suo nome resta legato a doppio filo al momento esatto in cui quel sistema cominciò a crollare; stasera a Belve Crime, per la prima volta dopo anni, sarà lei stessa a riportare al centro il fatto che più conta nella sua storia perché senza quella testimonianza, la Uno Bianca forse non sarebbe mai caduta.