In piena fase di espansione – il 2023 punta diritto a raggiungere il record di 60 miliardi di euro -, l’export alimentare italiano spinge sull’acceleratore. A offrire l’occasione è stata la recente missione londinese del Governo italiano, capitanata dalla Premier Giorgia Meloni, cui hanno preso parte il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, e una folta delegazione di imprenditori del settore e rappresentanti delle organizzazioni del comparto, tra cui Matteo Zoppas, Presidente di ICE. Obiettivo dichiarato della trasferta: rafforzare le relazioni con la Gran Bretagna, rese più complesse dall’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.
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Una missione strategica per il nostro Paese, considerato il ruolo che Londra recita sulle esportazioni del nostro food & beverage. Secondo le stime di Agrinsieme – il coordinamento che rappresenta le aziende e le cooperative di Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari -, quello britannico rappresenta infatti il quarto mercato di sbocco per le esportazioni tricolori del settore, grazie a un giro d’affari che nel 2022 ha raggiunto 4,2 miliardi di euro, segnando una crescita in valore di circa il 14% rispetto al 2021. Numeri che consentono al nostro Paese di essere un partner nevralgico per i sudditi di Sua Maestà: stando all’Agenzia ICE, l’Italia è infatti il sesto esportatore di beni agroalimentari verso il Regno Unito, con una quota di mercato pari al 6,3% e, più nello specifico, è il primo fornitore di formaggi, pasta, pomodori e conserve di pomodoro, il secondo di vino e olio e il quinto di frutta e verdura.
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Il punto è però che, a seguito della Brexit, il panorama politico e quindi commerciale è cambiato: “La Gran Bretagna – evidenzia Agrinsieme – ha iniziato a sottoscrivere accordi di libero scambio con i Paesi terzi, in particolare Australia e Nuova Zelanda, creando difficoltà competitive ai prodotti europei, in particolare quelli italiani, che hanno in UK un buon mercato di sbocco”. E in questo contesto, l’incontro bilaterale andato in scena nei giorni scorsi rappresenta uno strumento utile per rafforzare relazioni e scambi: “L’appuntamento di Londra – si legge in una nota di Agrinsieme – ben si inserisce nell’obiettivo comune di trovare nuove intese per consolidare ulteriormente il dialogo commerciale tra Italia e Regno Unito. Crediamo infatti sia oggi importante basare accordi commerciali che vadano oltre l’import/export dei prodotti per valorizzare anche il know-how e i nostri territori di produzione”.
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Quello fatto promette peraltro di essere solo il primo passo. “Con un gruppo di nostre aziende – annuncia l’Amministratore Delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia – intendiamo realizzare una piattaforma distributiva in UK in grado di coprire l’ultimo miglio contribuendo a colmare il deficit oggi esistente nella logistica che penalizza soprattutto le Pmi italiane”.
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