Arriva al Senato degli Stati Uniti la vicenda legata a Facebook, Instagram e le conseguenze negative sugli adolescenti. Fino ad oggi, come ricorda il Corriere della Sera, la questione era stata dibattuta solamente via social o a colpi di inchieste, ma da qualche ora a questa parte è entrata per la prima volta a più pari nella politica a stelle e strisce. Antigone Davis, responsabile della sicurezza globale di Facebook, è infatti comparsa in streaming davanti a una sottocommissione del Senato a stelle e strisce, e durante la sua testimonianza la stessa è stata sottoposta ad una serie di domande, ma anche di accuse, da parte di un gruppo di rappresentanti democratici e repubblicani.
Come ricorda il quotidiano di via Solferino, l’evento non ha avuto niente a che vedere, anche a livello mediatico, con la famosa testimonianza di Mark Zuckerberg, il capo di Facebook, durante il caso Cambridge Analytica, ma è stata comunque un’occasione importante per fare chiarezza su un problema, quello dei social e dei giovani, che forse è ancora oggi troppo sottovalutato. L’accusa principale dei senatori americani è che Facebook fosse a conoscenza delle conseguenze negative di Instagram sui giovani, senza però mettere in pratica alcuna contromisura. A sottolinearlo era stato in particolare il Wall Street Journal tramite un’inchiesta, divenuta poi famosissima, secondo cui appunto il social è a conoscenza da tempo dei gravi problemi psichici subiti dai ragazzi a seguito dell’utilizzo di Instagram in particolare.
AL SENATO USA LA TESTIMONIANZA DI FACEBOOK SULLE CONSEGUENZE NEGATIVE DI INSTAGRAM: CASO TUTT’ALTRO CHE CHIUSO
Accuse ovviamente rimandate al mittente da Menlow Park, e la linea di pensiero è stata ribadita ieri anche dalla Davis, spiegando come i dati mostrino che la maggior parte degli utilizzatori giovani dei loro social diano una valutazione positiva o al massimo neutra della stessa piattaforma. I senatori hanno però replicato parlando di mancanza di fiducia verso il social “data anche la sua decisione – scrive Corriere.it – di mantenere riservate le ricerche interne su cui sono state costruite le inchieste”.
A riguardo comunque Facebook si è mostrato più disponibile dopo le recenti pressioni, e poche ore prima della testimonianza della Davis ha condiviso due dei documenti circa i famosi dati delle analisi interne. In ogni caso la vicenda è tutt’altro che chiusa e nei prossimi giorni potrebbero arrivare importanti aggiornamenti a riguardo.