Fauda è tornata il 20 gennaio con la quarta e forse ultima stagione. È la serie tv israeliana di maggior successo – successo in patria e internazionale, ma sopratutto in gran parte del mondo arabo – ed è forse la dimostrazione più eclatante di quel nesso strettissimo che esiste tra le serie tv e la realtà. È la ragione principale del loro successo, quello che le fa diverse e distanti dai reality o da quello che accade sui social, sempre di più percepiti come prodotti finti e artefatti.
Le notizie drammatiche che giungono in queste ore da Gerusalemme e da Jenin sono solo una coincidenza. Gli autori di Fauda – Lior Raz e Avi Issacharoff – non hanno la dote di prevedere il futuro, ma hanno la capacità di leggere in profondità le contraddizioni di una realtà sempre in procinto di esplodere. Chi guarda Fauda avrà modo di capire (e vedere con i propri occhi) molte più cose, di conoscere un mondo di cui in realtà non sappiamo nulla, di apprezzare la natura complessa di un dramma del nostro presente, che è collettivo ma che segna profondamente ogni singola persona che vi partecipa. Fauda non è un prodotto super partes, diremmo “oggettivo”, perché prevale il punto di vista di Israele, ma ha un dono: ripudia la faziosità e accetta la possibilità che a commettere errori siano entrambe le parti.
La squadra speciale dei servizi segreti militari e lo Shin Bet sono chiamati a una nuova difficile missione. Teatro principale di azione è proprio Jenin, la città dove risiede l’Autorità palestinese. Lì si annidano gruppi operativi di Hamas che stanno preparando attacchi. Ma lo scontro prima di essere militare è sul possesso delle informazioni. Non si può agire se non si hanno fonti credibili e se non si capisce quali siano i reali obiettivi dell’avversario. Solo allora e con il supporto di tecnologie sempre più sofisticate possono entrare in azioni le squadre sul campo.
Quando questo avviene il valore della squadra di Doron e dei suoi amici fa la differenza. Ma Doron – interpretato da Lior Raz, attore con un trascorso nelle forze speciali – ancora non si è ripreso da quanto successo a Gaza nella terza stagione. Le attenzioni che riceve dai suoi amici non sono sufficienti a superare il muro che egli ha alzato intorno alla sua fattoria di famiglia, dove ormai vive isolato. È Gabi, il capo dei servizi segreti, che lo convince a riprendere il lavoro e a partire con lui per un viaggio in Europa, una missione in apparenza semplice, con lo scopo di incontrare una fonte inserita nei gruppi terroristici arabi che operano a Bruxelles
In realtà le cose si complicano di molto, costringendo Doron a ritornare il protagonista di una nuova missione segreta. Da Bruxelles si ritorna a Jenin, e poi in Libano, ai confini con la Siria. Territori martoriati, costretti a vivere tra macerie perché perennemente distrutti, militarizzati in ogni aspetto della vita quotidiana, poverissimi. Ma in questa stagione la vera protagonista è una donna, Maya, che influisce molto sulle scelte e i comportamenti di Doron.
Maya è interpretata dalla giovane e brava attrice israeliana Lucy Ayoub, nota in Israele perché conduttrice televisiva (tra l’altro ha presentato l’Eurovision Song Contest del 2018) e poetessa (suo il verso “quindi non ditemi che non posso essere tutte e due le cose”, riferito al fatto di essere figlia di un arabo e di un’ebrea). La sua storia è forse la più emblematica di tutte le quattro stagioni di Fauda. Per metà palestinese e per metà ebrea anche nella finzione, Maya ha una vita da giovane integrata. È agente della polizia israeliana, ha sposato felicemente un collega, ed è molto apprezzata dai suoi superiori. Ma un ramo della sua famiglia è rimasto in territorio palestinese, e ha seguito altre strade. In particolare il fratello Omar. Maya sarà irrimediabilmente coinvolta nel gioco di spie e di trappole che le parti in guerra tendono gli uni agli altri.
Il finale lascia molti dubbi sulla possibilità di una quinta stagione, ma sia la casa produttrice, la tv israeliana Yes, che Netflix che gestisce la diffusione a livello internazionale, si sono riservati di decidere nelle prossime settimane.
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