Tra oggi e domani, Federal Reserve e Banca centrale europea sono chiamate a prendere le loro decisioni sui tassi di interesse
Oggi e domani sono attese le decisioni di Fed e Bce sui tassi di interesse. Stando alle attese di analisti e mercati, la Banca centrale americana opterà per un taglio, ma non si sa se sarà dello 0,25% o dello 0,5%.
«In effetti – ci spiega Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano – non è semplice poter prevedere l’entità della riduzione: c’è una nuova composizione del Fomc, ma soprattutto ci sono due variabili chiave in questo momento, oltre all’andamento dell’inflazione, che possono influire sulla decisione relativa ai tassi».
Quali?
La prima è l’ammontare del debito pubblico americano e la necessità di rifinanziare i titoli di stato in scadenza senza che questo comporti un aumento eccessivo della spesa per interessi. La seconda è la situazione attuale di shutdown, che non è ben chiaro quando terminerà e che potrebbe influire anche sulla raccolta e sulla diffusione dei prossimi dati macroeconomici americani.
Non si tratta di variabili che dovrebbero portare la Fed a essere particolarmente accomodante?
Sì, potrebbero portare a un taglio dei tassi dello 0,5%. Ma va anche detto che statutariamente la Fed dovrebbe guardare all’andamento dei prezzi e del mercato del lavoro, non della finanza pubblica americana. Quindi, la riduzione potrebbe essere solo dello 0,25%.
Wall Street non sembra essere preoccupata da queste variabili…

È vero, in questo momento i mercati si trovano in una fase positiva, ma bisogna fare attenzione perché basta poco, soprattutto dopo tanti rialzi, per assistere a rapidi ribassi: abbiamo visto già in passato verificarsi situazioni di questo tipo.
Cosa si aspetta invece dalla Bce?
Come nel caso della Fed, anche la Bce si trova vicina al cosiddetto tasso neutrale, cioè il livello in cui la politica monetaria non è né espansiva, né restrittiva. Tuttavia, non si tratta di un parametro fisso, è frutto di stime. Ritengo in ogni caso che anche nell’Eurozona ci sia spazio per un riduzione dei tassi, magari solo dello 0,25%.
Perché ritiene ci sia spazio per un taglio dei tassi nell’Eurozona?
In primo luogo, perché c’è un livello di incertezza internazionale non trascurabile. La situazione in questo senso non è molto diversa da quella di inizio anno: anche i dazi degli Usa non sembrano così “fissi” come si poteva pensare fino a qualche settimana fa. Inoltre, i principali Paesi membri, con l’eccezione della Spagna, non stanno attraversando una fase economica particolarmente brillante.
Anche qui si tratterebbe di prendere decisioni sulla base di elementi che non c’entrano con il mandato della Banca centrale…
È così, ma abbiamo visto già in passato decisioni della Bce prese non esclusivamente sulla base del mandato statutario. In ogni caso il livello dell’inflazione sarebbe compatibile con una riduzione minima dei tassi. Al di là della decisione di questo mese, potrebbe comunque essere positiva una direzione più chiara sull’atteggiamento che l’Eurotower vorrà tenere nell’immediato futuro, qualcosa di diverso dal dire di voler prendere le decisioni di politica monetaria solamente sulla base degli ultimi dati disponibili. A proposito di dati e stime, credo valga la pena evidenziare un’ultima cosa.
Quale?
Andrebbe sottolineato che la crescita è qualcosa di diverso da un aumento del Pil dello zero virgola, che a volta non arriva al mezzo punto percentuale. L’economia europea, francamente, è in affanno.
(Lorenzo Torrisi)
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