La felicità si compra? Sì, ma solo se spendi per gli altri: donare e condividere rende felici per più tempo che accumulare per sé stessi

In un universo in cui i soldi paiono essere la soluzione per risolvere ogni problema, numerosi studi, soprattutto dagli USA, suggeriscono che la ricchezza materiale possa essere la chiave per la felicità, ma, in controtendenza a questa riflessione, si fa spazio una ricerca recentemente resa pubblica: una collaborazione fra ricercatori canadesi e finlandesi che svela una realtà completamente differente, dimostrando che una spesa ben fatta, e non la ricchezza in quanto tale, è il segreto per il benessere duraturo.



L’esperimento, che ha visto la partecipazione di centinaia di persone da tutto il mondo, mostra che il vero potere del denaro sta nel modo in cui lo spendiamo, e non dalla sua semplice raccolta. La ricerca, infatti, ha fatto emergere che i benefici legati alla felicità sono riconducibili alle spese che producono benefici all’altro, come, ad esempio, le donazioni in beneficenza o l’acquisto di regali per le persone a noi care, anziché tutte quelle egoistiche tipiche di chi acquista beni materiali per se stesso.



Andando controcorrente alla cultura occidentale — strenua promotrice del consumismo come la via per il benessere — vengono fuori risultati sorprendenti, che confermano quanto sostenuto dagli antichi: la felicità non è un oggetto da acquistare, ma una condizione da nutrire lentamente con scelte consapevoli e altruistiche.

Lo studio, condotto su un campione ampio ed eterogeneo di individui provenienti da contesti culturali e economici molto differenti tra loro, dimostra che la vera felicità è quella che nasce dalle esperienze e dalle relazioni umane.

Felicità e denaro: quando spenderlo la rende duratura nel tempo

La felicità che si manifesta dopo un’azione benefica, come quella di fare una donazione o regalare qualcosa a un’altra persona, non è immediata, ma si tratta di un processo che richiede del tempo, come emerso dall’esperimento che ha coinvolto 200 partecipanti provenienti da diversi Paesi: tre mesi dopo la spesa, i soggetti hanno riferito di aver sentito un senso di soddisfazione decisamente superiore rispetto a chi aveva speso denaro per sé stesso.



Lo studio, che ha monitorato le spese dei partecipanti e i loro stati d’animo attraverso diverse valutazioni effettuate periodicamente, ha confermato che il bene più prezioso che si può ottenere non è l’acquisto di oggetti materiali, ma la costruzione di un’esperienza che può arricchire la propria vita e quella degli altri.

Questo è confermato dalle differenze emerse tra chi vive in contesti a basso reddito e chi, invece, in ambienti più abbienti: i più ricchi hanno la tendenza a spendere il proprio denaro in esperienze, come viaggi o eventi, mentre i più poveri sono soliti usarlo per saldare i debiti o coprire le necessità immediate ed essenziali.

In questo senso, lo studio ribadisce come l’acquisto di esperienze, che implicano necessariamente il coinvolgimento emotivo, la scoperta e il superamento del proprio individualismo, possieda un valore superiore rispetto al semplice accumulo di oggetti materiali. Il cuore della questione risiede nella consapevolezza acquisita che ciò che conta davvero non è la quantità di soldi posseduta, ma come si sceglie di investirla, per arricchire non solo la propria vita, ma anche quella degli altri, attraverso esperienze, relazioni e gesti di generosità.