Nell'ultima settimana si è parlato di fisco, sia per possibili mosse pro-natalità che sulla scarsa riscossione dei tributi locali
In questi giorni, in attesa che si realizzino le condizioni favorevoli per varare il tanto atteso nuovo fisco, si dibatte sui temi del come incentivare la natalità e come fronteggiare criticità che si stanno amplificando procedendo in ordine sparso in tema di federalismo fiscale. Il Ministro Giorgetti detta la linea su entrambi i profili.
Sul primo tema, il Ministro sottolinea i problemi legati al basso livello di natalità che abbiamo in Italia che finisce per impattare sui conti pubblici e sulla sostenibilità futura del sistema previdenziale. Secondo le stime più diffuse, nei prossimi anni mancheranno tre milioni di lavoratori a causa della denatalità e le conseguenze si prevede saranno molto pesanti.
A sottolineare e a sostenere le criticità legate alla bassa natalità ci sono rilevazioni statistiche che attestano che una donna su cinque lascia il lavoro dopo la nascita di un figlio. Alla base di questa scelta vi è la necessità di far fronte alle molte spese e alla mancanza di sostegno pubblico (asili nido) che accompagnano i primi anni di vita di un bambino. Al momento la scelta di sostenere la natalità agendo solo sulle detrazioni fiscali non ha sortito effetti. Non si è riusciti, infatti, a mettere nelle tasche delle famiglie i soldi che fungano da stimolo a diventare genitore e ancora più indietro siamo sul versante degli asili nido.
La montagna da scalare è ancora alta e al momento la strada individuata non è ancora quella del quoziente familiare. La proposta messa sul tavolo punta a detassare il reddito delle donne che decidono di diventare mamme. Siamo un passo più avanti rispetto alla precedente posizione, che non si era tradotta in nulla di concreto, che puntava sacrificare i single rispetto alle famiglie. Quali misure verranno concretamente poste in essere ancora non è chiaro, mentre è certa la necessità di fornire una scossa al sistema.
C’è chi critica l’attendismo del Governo paragonando le misure da porre in campo a quelle varate in occasione della stagione del Superbonus. Il tema, invece, va affrontato con metodo: seguire l’esempio dei bonus edilizi, che hanno minato i conti pubblici, rischia di confermare una visione di breve periodo che ha caratterizzato la politica economica dei Governi che si sono succeduti negli ultimi decenni.
La tutela e l’incentivazione del lavoro femminile è un obiettivo da perseguire avendo ben presente che ogni azione deve partire dalla stima delle risorse che servono. Con ogni probabilità la detassazione del solo lavoro femminile non sarà uno stimolo sufficiente.
L’altro tema in campo è anch’esso frutto di una proposta del Ministro Giorgetti e punta a una riforma della riscossione dei tributi locali sottratta dal 2017 all’Agenzia delle Entrate per essere affidata alle più svariate e fantasiose ipotesi di agenzie locali.
Il magazzino fiscale dei tributi locali non riscossi pare ammonti a circa 25 miliardi di euro e vede molti Comuni riscuotere appena il 55% di quanto dovrebbero. Il caso Napoli è solo quello più evidente perché si tratta di una città grande. La macchina messa in campo dall’amministrazione comunale è stata al momento messa in sicurezza da una norma di legge che ha sanato ex post un baco, presente nella legge istitutiva dell’agenzia destinata alla riscossione, che rischiava di mettere in discussione la riscossione di molti dei tributi comunali.
Al momento il baco sembra riparato, ma la Consulta è stata di nuovo interessata sulla legititmità della macchina messa in campo per cui il rischio ancora non è alle spalle. La vicenda di Napoli non è sola: è di queste ore anche la notizia che il Comune di Oristano avrebbe commesso un errore nella notifica di alcuni accertamenti Imu.
Il federalismo fiscale, dunque, sta creando problemi ai contribuenti costretti a misurarsi con centinaia di disposizioni locali, spesso creative, che non agevolano neanche i pagamenti volontari.
L’idea di accorpare la riscossione potrebbe sembrare un passo indietro. A ben vedere potrebbe invece essere una soluzione posto che anche la Corte dei Conti, lo scorso anno, ha lanciato l’allarme sul deficit degli incassi che si registra sul versante dei tributi locali. Le singole realtà locali dedite alla riscossione finiscono spesso per essere solo una moltiplicazione di centri di costi e di sottobosco politico. Tutto ciò impatta sugli incassi netti degli Enti locali e non sono rare le storie di agenzie locali deputate alla riscossione che non hanno riversato i tributi riscossi nelle casse comunali alle quali spettavano.
Una maggiore efficienza dal lato della riscossione accompagnata da una maggiore efficienza dal lato della spesa locale potrebbe essere la leva giusta per trovare le risorse che mancano da utilizzare per affrontare più concretamente obiettivi ambiziosi di politica economica tra i quali va annoverato senza dubbio quello della natalità di cui abbiamo parlato all’inizio.
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