I dati sulle entrate fiscali e il recupero dall'evasione sembrano premiare la strategia perseguita dal Governo Meloni
I dati sul nuovo aumento record delle entrate fiscali, commentati anche dall’osservatorio sui Conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano, diretto da Carlo Cottarelli, si prestano a qualche spunto di riflessione.
Secondo gli studiosi del Cpi, “nel 2024, le entrate della Pubblica amministrazione hanno superato di 43 miliardi le previsioni dell’ottobre 2023. Le prime indicazioni sul 2025 suggeriscono che anche quest’anno le entrate eccedano le previsioni”. Cottarelli, in un’intervista di qualche giorno fa, si è detto sorpreso di questi dati, avanzando l’ipotesi che possano essere il frutto anche di un’inversione di tendenza dell’evasione, che comincerebbe a scendere, non solo per l’attività di recupero da parte dell’agenzia riscossione, ma anche in maniera spontanea e diretta da parte dei contribuenti.
Il Governo che qualcuno definiva amico degli evasori ha da subito profuso un’enorme mole di lavoro sulla materia fiscale, affidata a uno dei massimi esperti in campo tributario, il professore Maurizio Leo, nominato viceministro dell’Economia con delega appunto al fisco. Il Consiglio dei ministri ha dedicato ben 32 testi, il 17% del totale, a politiche finanziarie e fiscali, tra cui il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle aliquote Irpef.
Misure che hanno certamente agevolato alcune categorie di lavoratori e ridotto il carico fiscale, cosa che unita a una maggiore e più mirata attività di accertamento ha portato ai risultati record del 2024, che sono confermati dai primi mesi del 2025.
Non va poi dimenticato il Concordato preventivo biennale: lavoratori autonomi e forfettari possono definire preventivamente in accordo con l’Agenzia delle entrate quante imposte versare per due anni. Malgrado le critiche arrivate per questa misura, basata su un nuovo rapporto più collaborativo tra fisco e contribuente, che non avrebbe ottenuto finora i risultati attesi, va detto che ha contribuito al boom di entrate del 2024, pari a 587 miliardi, con una crescita di quasi l’8% rispetto al 2023.
Di recente proprio il viceministro Leo ha detto: “Io sono convinto che il fisco deve essere amico e collaborativo con coloro che adempiono correttamente i loro obblighi tributari e osservano tutte le regole, là dobbiamo essere assolutamente disponibili a un dialogo. Però al tempo stesso dobbiamo essere inflessibili nei confronti di coloro che violano le regole tributarie”. E questo viene ampiamente dimostrato dal recupero record dall’evasione dello scorso anno.
Ammontano, infatti, a 26,3 miliardi di euro le somme confluite nelle casse dello Stato nel 2024 grazie all’attività di recupero dell’evasione fiscale:1,6 miliardi in più rispetto al 2023 (+6,5%). È il risultato più alto di sempre. Senza dimenticare che se l’aumento del recupero nel 2023 era dovuto ai condoni, quello dello scorso anno è dovuto interamente alle misure ordinarie.
Il Cpi denota come anche in rapporto al Pil il recupero ordinario abbia stabilito un record salendo all’1,27%, in forte aumento dal precedente anno (1,1%) e battendo il precedente massimo del 2022 (1,17%). Su questo dato, secondo fonti dell’Agenzia delle entrate, avrebbe inciso anche alla norma contro le aziende cosiddette apri e chiudi, vere e proprio imprese fantasma, spesso cinesi, che rimangono aperte solo per pochi mesi nei quali operano senza effettuare i versamenti di imposte dovuti, diventando poi irreperibili tramite l’utilizzo di dati fittizi o non corretti. Sarebbero state oltre 5.800 le imprese di questo tipo chiuse nel solo 2024.
Insomma, una politica del bastone e della carota che sul fisco sembra funzionare e che sta portando risultati che si pensava impensabili da raggiungere solo pochi mesi fa.
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