MONS. FRIGERIO, LA TESTIMONIANZA DEL CAPPELLANO MISSIONI NATO SUL PROCESSO DI PACE
Monsignor Angelo Frigerio è cappellano militare del 1° Reggimento trasmissioni NATO presso la Caserma Santa Barbara di Milano: è un “soldato di pace”, grado militare generale di corpo d’armata, che in questo periodo di fortissima tensione internazionale sa raccontare in profondità la “portata” di una pace non vicina ma per nulla “impossibile”. Intervistato da “La Verità”, Mons. Frigerio racconta delle sue esperienze in missione NATO dalla Bosnia al Kosovo, dal Libano all’Iraq passando per Gibuti, Turchia, Somalia e Afghanistan: «siamo disarmati e ascoltiamo», racconta “Don Angelo”, come viene chiamato in caserma e al fronte.
«I militari italiani hanno una coscienza molto più chiara su ciò che sta avvenendo in Ucraina», racconta Mons. Frigerio, ovvero che «difficilmente la NATO può essere coinvolta in un conflitto come questo perché se così fosse sarebbe un disastro». Si parla di terza guerra mondiale ma il tema è decisamente più “dirimente”: «un intervento diretto NATO vorrebbe dire provocazione che la Russia non riuscirebbe a sostenere se non con le armi nucleari. Dio ce ne scampi». Secondo il cappellano militare il grande errore di Putin è stato l’invasione dell’Ucraina, mentre quello dell’Europa il voler dimostrare «che non c’era alcuna intenzione di mettere in difficoltà la Russia. Una distinzione tra Ue e NATO all’inizio avrebbe giovato, forse Putin poteva segnalare il disagio del Donbass all’ONU dove ha un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza». Altro errore dell’Occidente è quello di non avere ancora capito quale siano le posizioni di Usa e Ue in merito alle tensioni internazionali: «quando l’Europa diventerà maggiorenne anche sul piano militare? Siamo ancora alla scuola materna», attacca Monsignor Frigerio, non risparmiando neanche l’ONU dalla critica, «il suo potere d’intervento equivale a poco». Parla da uomo di fede e costruttore di pace per decenni il cappellano Angelo Frigerio e racconta a “La Verità” la sua testimonianza “silenziosa”: «siamo operatori di pace due volte», dice parlando dei cappellani militari, «primo perché anche in tempo di guerra siamo disarmati; secondo perché non motivano le missioni, ma ascoltano e benedicono le persone».
MONSIGNOR FRIGERIO: “UN ERRORE ABOLIRE LA LEVA OBBLIGATORIA”
Monsignor Frigerio racconta come lui e gli altri 162 cappellani militari sparsi tra Italia e missioni non hanno mai preso in mano un’arma pur essendo soldati a tutti gli effetti: «il nostro compito è quello di ogni sacerdote di qualsiasi altro ambito di ministero. Un soldato per parlare con il cappellano militare non deve seguire la scala gerarchica. Si può confessare anche col generale di corpo d’armata e a questi nessuno può chiedere “cosa ti ha detto il soldato?”».
In piena considerazione personale, Mons. Frigerio – pur da convinto operatore di pace – rileva come l’aver eliminato anni fa la leva obbligatoria in Italia sia stato tutt’altro che un elemento positivo: «reintrodurla mi sembra una cosa tardiva. Quando ero segretario generale della Curia e si abolì la leva, suggerivo 6 mesi di servizio obbligatorio con possibilità di scelta tra forze armate e ambiti civili. Mi chiamavano degli antimilitaristi delle comunità terapeutiche dicendomi “perdiamo 27mila operatori, pagati pur poco dallo Stato, per noi gratis”». Secondo il cappellano e soldato, la visita militare era una sorta di «screening rapido su tutti i giovani italiani», ma i distretti militari ora non ci sono più «e non abbiamo neanche più i medici…».