Il legale dell'ex PM Mario Venditti, il dottor Aiello, ha depositato una memoria al Riesame: chiesto l'annullamento dei sequestri a suo carico

Dopo la tempesta mediatica che è improvvisamente caduta sull’ex procuratore di Pavia Mario Venditti, tirato in mezzo al caso di Garlasco in un’indagine collaterale partita da una costola di quella a carico di Andrea Sempio, è arrivato il momento per contrattaccare con il suo legale – il dottor Domenico Aiello – che ha presentato una memoria al Riesame per chiedere l’annullamento della perquisizione e dei sequestri a carico dell’ex PM; tutto nel – forse vano – tentativo di riabilitare l’immagine pubblica di Venditti.



Facendo un passo indietro, è utile ricordare che l’attuale indagine a carico di Venditti muove dall’ipotesi che sia stato corrotto nel 2017 – in occasione delle seconde indagini su Garlasco – per arrivare all’archiviazione di Sempio senza indagare veramente sul suo conto: una versione che – naturalmente – l’ex PM ha fermamente respinto e che per ora sembra essere supportata da elementi appena indiziari, del tutto insufficienti per giustificare (secondo il dottor Aiello) la perquisizione a suo carico e tutto ciò che ne è conseguito.



La memoria del legale di Venditti: “Reputazione distrutta in cerca di prove sul caso Garlasco”

Proprio nella direzione di contestare l’inutilità (almeno, in questa fase delle indagini) della perquisizione a carico di Venditti va la memoria depositata in queste ore dal legale: quella condotta, a suo avviso, sarebbe stata infatti una “feroce e precoce” perquisizione utile solamente a colmare un evidente “vuoto indiziario” legato agli elementi fino ad ora raccolti dagli inquirenti di Brescia, titolari del fascicolo sulla presunta corruzione.

L’ex procuratore di Pavia Mario Venditti in una immagine di archivio (Foto ANSA / PAOLO TORRES)

Perquisizioni – scrive ancora il legale di Venditti – che non sarebbero state debitamente “supportate da (..) fumus” e con obbiettivi eccessivamente ampi rispetto all’effettivo scopo, effettuate con eccessivo anticipo rispetto “all’indagine in corso” in quella che definisce una “discovery anticipata”: l’esito sarebbe stato solamente quello di distruggere in modo “irreversibile” l’intera “onorabilità” dell’ex procuratore al solo fine di inseguire una “ansia da attivismo”.



Attualmente – conclude il difensore di Venditti – la reputazione del suo assistito è stata irreversibilmente “distrutta”, criticando in chiusura l’atteggiamento dei colleghi che ha macchiato quella dovuta “responsabilità verso l’intero organo” della magistratura che – quando indaga contro se stessa – dovrebbe avere quanto meno indizi “forti e solidi” e non solamente “meri sospetti”.