A Ore 14 lo sfogo di Milo Infante sui falsi scoop sul delitto di Garlasco: il conduttore invita a evitare di dar peso ai seminatori di odio e bugie

Durante la diretta odierna di Ore 14 si è tornati a parlare del delitto di Garlasco con il consueto approfondimento guidato da Milo Infante sulle ultime notizie riguardo l’indagine aperta più di un anno fa dalla procura di Pavia – resa nota lo scorso mese – che sta attualmente indagando sulla figura di Andrea Sempio per appurare l’esistenza di eventuali ipotesi alternative rispetto a quella che attualmente vuole come unico responsabile il già condannato Alberto Stasi.



Il via per il servizio odierno su Garlasco, però, non è stata una qualche novità sull’indagine, ma la richiesta di alcuni spettatori di indagare anche su Marco Poggi, fratello della vittima del brutale delitto, sostenendo che “dalla località turistica a Garlasco si impegna due ore e può essere arrivato la mattina presto a casa e aver partecipato all’omicidio della sorella”: una tesi che, ovviamente, non è piaciuta affatto a Milo Infante che ha chiarito da subito che per compiere quel tragitto “d’estate ci vogliono 5 ore” come confermato tutti i soggetti che conoscono la zona.



Non solo, perché a supportare il fatto che Marco Poggi nulla c’entri e nulla possa centrare con il delitto di Garlasco ci sono anche – spiega Infante – “una serie di prove fotografiche scattate dalla famiglia” tra cui, in particolare, una che lo ritrae il 13 agosto “sul percorso di un rifugio”: luogo di cui, peraltro, il proprietario fu costretto a “dire a lui e al suo papà che sua mamma non stava bene, senza volergli dire la verità” dato che la donna rimase a valle e scoprì dell’omicidio prima del marito e del figlio.

Garlasco: la foto di Marco Poggi in vacanza (Foto: Ore 14)

Lo sfogo di Milo Infante: “Basta menzogne su Garlasco, non possiamo lasciar vincere i seminatori di odio e menzogne”

Un argomento che secondo Milo Infante “non possiamo mettere in discussione perché se lo facciamo allora non andiamo da nessuna parte e lasciamo vincere i seminatori di odio e menzogne” e che certamente – a suo avviso – “non aiutano nessuno”: seppur si possa “credere che Alberto Stasi sia innocente” seguendo tutti quei “dubbi che possono tormentare i nostri sogni”, al contempo non è “con queste cose che si aiuta la difesa”.



“Se avete dei dubbi non è con il passaparola di questi finti scoop, probabilmente orchestrati ad arte” che secondo Milo Infante si può scoprire la verità, rischiando – anzi – di “sviare l’attenzione dai fatti concreti” e dai legittimi dubbi e dai “passaggi che non tornano in questa vicenda”; scagliandosi poi anche contro chi “nelle trasmissioni televisive racconta di un posacenere pieno di cenere“, dicendo palesemente “il falso” perché “nelle perizie di dice che ci sono tracce compatibili con posacenere svuotato, ma non lavato”.

Uno sfogo che poi è proseguito anche puntando – apparentemente, dato che non lo nomina direttamente – il dito contro l’avvocato Antonio De Rensis che “diceva che chi ha mangiato il Fruttolo è l’assassino di Chiara Poggi”, chiedendosi “cosa dirà dell’Estathè bevuto da Alberto Stasi” e del quale lui stesso “non fa menzione nel 2007, parlando sempre e solo di una birra, e ne parla dopo 18 anni dicendo che ‘non è escluso’ che l’abbia bevuto”.