Stefano Zurlo ha commentato le ultime novità sull'indagine su Garlasco definendola poco più che un ponte tibetano traballante di supposizioni infondate
Sembra sgonfiarsi sempre di più la nuova indagine sul delitto di Garlasco che da diversi mesi a questa parte sembra essere il tema più importante nella cronaca nera italiana, con la Procura di Pavia che sembrava vole dimostrare l’esistenza di una spiegazione differente al delitto rispetto a quella accreditata dalle sentenze fino ad ora pronunciate, ma al contempo sembra restare ogni giorno di più con le mani vuote e senza elementi per suffragare quelle che possiamo definire solamente ipotesi.
Proprio partendo delle ultime (per ora presunte) novità sul delitto di Garlasco, dopo aver visto smontare l’idea che i resti della spazzatura di casa Poggi – mai analizzati in occasione delle prime indagini e, anzi, sequestrati con un colpevole ritardo -, nelle ultime ore sono iniziate a circolare voci sull’esito infruttuoso della Bloodstain pattern analysis, ovvero quella “BPA” che avrebbe dovuto riscrivere la ricostruzione degli eventi che hanno portato al delitto di Garlasco.
Secondo le prime indiscrezioni, infatti, sembra che la BPA – che, come lascia intuire, analizza le macchie di sangue su di una scena del delitto per capire come si siano svolti i fatti – nella villetta di Garlasco ricalchi grosso modo quella fatta nell’immediatezza del delitto; tutto (ed è l’elemento più importante) negando che sulla scena ci fosse un secondo – o addirittura un terzo – assassino oltre a quello “principale”, ritenuto dai processi Alberto Stasi.
Zurlo: “L’indagine su Garlasco non porterà a nulla di nuovo, ma la procura chiederà comunque il processo”
Al di là del fatto che i risultati ufficiali della BPA non sono ancora stati pubblicati e potrebbero nascondere qualche sorpresa, sul tema delle indagini su Garlasco è intervenuto in un editoriale pubblicato da Il Giornale, Stefano Zurlo, grande accusatore di Stasi: proprio il giornalista ha spiegato che “la quasi mitica e attesissima” BPA sembra procedere verso la “conferma [del] vecchio impianto” delle indagini, rendendo “l’assassino numero due” poco più che un “fantasma”.

Un aspetto – secondo Zurlo – fondamentale, perché se l’indiscrezione fosse confermata significherebbe che l’attuale indagine su Garlasco perderebbe “un pezzo fondamentale” visto che si basa sull’ipotesi che Andrea Sempio abbia “agito (..) in concorso con altri”; mentre l’indagine che avrebbe dovuto “risolvere” gli “innegabili deficit e pasticci” delle prime indagini, non fa altro che “crearne di nuovi“, apparentemente “insormontabili”.
Non vi è, infatti, una spiegazione chiara sul perché Sempio “avrebbe organizzato o partecipato” al delitto di Garlasco, così come – ad ora – non ci sono prove che sulla scena ci fossero altre persone oltre a Chiara e Stasi, con “l’impronta 33 (..) venduta come una sorta di prova regina” e diventata poco più che “un rebus”; mentre secondo Zurlo chiaro è che, seppur l’indagine su Garlasco sia “un ponte tibetano traballante”, la procura non farà alcun passo indietro e chiederà “comunque il processo per Sempio”.
