Exxon ha firmato un accordo con Energean per cercare gas a pochi chilometri dalla punta più meridionale della Puglia
Passata inosservata, forse relegata tra le notizie riservate a un pubblico specializzato, due giorni fa la principale major globale, l’americana Exxon, ha deciso di firmare un accordo con la greca Energean per cercare gas 30 chilometri a ovest di Corfù. Per il Segretario americano per l’energia, Chris Wright, intervenuto in una conferenza stampa organizzata ad Atene, c’è “un’enorme opportunità per rimpiazzare tutto il gas russo”.
Secondo Exxon, il gas dovrebbe cominciare a essere disponibile dopo il 2030. Secondo l’ad di Energean, vista la vicinanza del campo all’Italia meridionale, il gas potrebbe anche confluire nel gasdotto Tap che, partito dal lembo europeo della Turchia, arriva fino a Melendugno in provincia di Lecce. Il campo che verrà esplorato è a qualche decina di chilometri a est della punta più meridionale della Puglia.
Il mediterraneo orientale è da anni al centro degli interessi delle principali compagnie petrolifere perché ricco di gas. Questo è vero per le coste egiziane, per quelle israeliane e anche per le acque intorno a Cipro che nel 2018 hanno visto un incidente diplomatico tra Italia e Turchia quando la Saipem 12000, mandata a esplorare, fu bloccata dalla marina militare turca.

Anche l’Europa, buona ultima, sembra oggi prendere coscienza che non può esserci un futuro senza idrocarburi e gas a meno di voler sacrificare la propria industria. Le “rinnovabili” sono troppo costose e richiedono investimenti colossali in reti e batterie; possono essere una componente del mix energetico ma non la risposta. Oltretutto le loro catene di fornitura sono dominate dalla Cina. Il nucleare è una soluzione, ma richiede più di un decennio e quindi rimane il gas.
Se questa è la premessa dovrebbe essere immediatamente chiaro che bisogna trovare gas economico e sicuro. Deve costare poco perché altrimenti i costi energetici non sono competitivi. Deve essere sicuro perché lo scenario geopolitico si è complicato e non si può più dare tutto per scontato.
L’Italia avrebbe tutto per giocare una partita da protagonista avendo le società e le competenze giuste, nonché la geografia. Finora però si è visto molto poco nonostante una bolletta energetica più che doppia rispetto a quella antecedente la guerra in Ucraina e alle sanzioni contro il gas russo. Intanto a pochi chilometri dalle coste italiane tornano in scena alcune delle maggiori società energetiche globali.
Le battaglie in Europa per far prevalere politiche energetiche più ragionevoli e più attente alle specificità italiane sono importanti. Molto altro si può fare senza aspettare Bruxelles.
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