Lunedì si è conclusa una lunga, e atipica, campagna elettorale avente a oggetto uno storico referendum costituzionale ma che interessava anche il Governo di sette regioni italiane. Ben quattro “Governatori” sono stati confermati e in un caso, quello probabilmente politicamente più significativo, sebbene sia cambiato il Presidente è rimasta la stessa maggioranza consiliare con al centro il Partito democratico.
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Se da una parte è immaginabile che gli elettori abbiano deciso sulla base dei propri orientamenti più strettamente politici/valoriali, il successo delle liste presidenziali fa immaginare che sia stato altrettanto importante il giudizio sull’operato delle amministrazioni specialmente nella crisi legata al Covid-19. Potrebbe essere importante in questo quadro, e nell’immaginare le scelte del #postcovid e del #recoveryplan, guardare insomma a quanto si è già realizzato nei territori e individuare buone pratiche che, se adeguatamente aggiornate, potrebbero essere efficaci in altre realtà del nostro Paese.
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Si pensi al tema cruciale, già nelle prossime settimane, delle politiche attive per il lavoro ossia tutte quelle misure che potrebbero/dovrebbero essere messe in campo per rilanciare l’occupazione attraverso l’ingresso, o il rientro, nel mercato del lavoro di nuove energie. Particolarmente importante sarà il lavoro da fare per i nostri giovani.
In questa prospettiva, ad esempio, potrebbe essere utile guardare a progetti, considerati “best practices” come quello toscano di Giovanisì fortemente voluto dal Presidente uscente, ma divenuto, negli anni, un modello per altre amministrazioni.
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L’iniziativa è partita nel 2011, dopo la grande crisi, con l’obiettivo principale di favorire il processo di transizione dei giovani verso l’autonomia, attraverso il potenziamento e la promozione delle opportunità legate al diritto allo studio e alla formazione, il sostegno a percorsi per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e la facilitazione per l’avvio di start raggiungendo oltre 335.000 giovani.
La Regione Toscana ha costruito, nella prospettiva di favorire l’autonomia dei giovani (gli under 40), un sistema di opportunità strutturato, ricorrendo a risorse regionali ma anche nazionali ed europee, in ben 7 macroaree: Tirocini, Casa, Servizio civile, Fare Impresa, Studio e Formazione, Lavoro e Giovanisì+ (partecipazione, cultura, legalità, sociale e sport).
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Misure, quindi, che riattivano i ragazzi puntando non solamente all’esito, comunque auspicato, occupazionale, ma scommettendo sulla necessità di rimettere in moto socialmente i giovani allontanando il rischio di esclusione sociale.
Nei prossimi mesi, insomma, le risorse, come il Sure reso operativo proprio in questi giorni, non mancheranno, il rischio è che manchino le idee. Sarebbe forse un primo utile passaggio che Governo e Regioni (con gli esecutivi appena rinnovati) si confrontino trovando così, come nel citato caso toscano di Giovanisì, idee e progetti già testati e che potrebbero essere implementati, lavorando sulle criticità, nel resto del Paese, magari con esiti persino migliori dell’originale.
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