Chi è Giovanni Sollima, il violoncellista ospite di Stefano Bollani e Valentina Cenni
Giovanni Sollima ospite di “Via dei Matti n.0“, il programma di Stefano Bollani e Valentina Cenni trasmesso in seconda serata su Rai3. Una nuova puntata all’insegna della grande musica con Stefano Bollani e Valentina Cenni che accolgono i telespettatori in una casa in cui tutti vorremmo abitare una casa fatta di musica, aperta ad amici e note, storie e sorrisi. Tra gli ospiti c’è anche il grande musicista di violoncello Giovanni Sollima. Compositore fuori dal comune, con il suo talento ed arte, Sollima è in grado di raccogliere tutte le epoche, dal barocco al “metal”. Nato a Palermo da una famiglia di musicisti. Studia violoncello con Giovanni Perriera e Antonio Janigro e composizione con il padre Eliodoro Sollima e Milko Kelemen.
Con il compositore-violoncellista Enrico Melozzi ha dato vita al progetto dei 100 violoncelli, nato nel 2012 all’interno del Teatro Valle Occupato, un laboratorio permanente. Intervistato da amadeusmagazine.it ha rivelato cosa significa la pizzica: “come altre forme musicali che risiedono in questa parte grico-salentina, mi suona molta familiare. Da siciliano ho molta di questa materia sonora radicata in me”.
Giovanni Sollima: “i Sud del mondo si assomigliano tra loro”
Il violoncellista Giovanni Sollima è molto legato al Sud. “i Sud del mondo si assomigliano tra loro” è una delle sue frasi simbolo in cui crede tanto: “lo diceva anche padre Komitas assieme ad altri etnomusicologi dell’ambiente. La linea melodica o il diagramma di un canto popolare non sono altro che la superficie sonora di una lingua, di un dialetto. Se fai un giro per i Balcani la lingua è simile e la musica si somiglia. Se parli il croato parli anche il serbo e il bulgaro”.
Infine parlando della sua infanzia ha detto: “sono cresciuto a Palermo e ho passato l’infanzia e l’adolescenza lì. Da bambino era una città invivibile. Nemmeno la polizia ci andava perché era il Bronx barocco d’Europa, ma era anche molto affascinante. C’è una frase del Di Lampedusa che trovo tanto poetica quanto insopportabile: «bisogna cambiare tutto per non cambiare niente». Da questo io ho preso le distanze, come molti palermitani. Bisognava Schierarsi: «io sto qua, tu sei mafioso». Quando cresci in queste situazioni diventa quasi inevitabile che ci sia una musica dell’impegno. La musica è un fatto sociale perché può lanciare dei segnali molto forti, può unire e innescare riflessioni senza rischiare la retorica delle parole”