Lutto nel mondo del giornalismo: è morto Giulio Giustiniani, ex vicedirettore del Corriere della Sera. A stroncarlo all’età di 70 anni “una breve malattia“. Era sposato con Elisabetta Zonino, famiglia dell’omonima grappa, con cui aveva avuto tre figlie. Nato a Firenze il 25 luglio 1952, il giornalista si era formato con studi classici, poi scienze politiche per quelli universitari. Iniziò la carriera di giornalista a La Nazione, nel 1970. In pochi anni riuscì a diventare caporedattore centrale e, in seguito a qualche cambio di giornale e città, arrivò il ruolo di caporedattore centrale al Corriere della Sera, dopo la chiamata di Ugo Stille.
Giulio Giustiniani fece carriera fino a diventare appunto vicedirettore. Poi ha avuto altre esperienze professionali, come al Gazzettino di Venezia, mentre dal 2001 al 2006 la direzione delle notizie ed editoriale di La7. Infine, la direzione fino al 2008 dell’agenzia Apcom. Giulio Giustiniani ha pubblicato vari libri, come “Il sangue è acqua: il doge, il santo, l’avventuriero, il principe dei Mongoli e altri parenti“.
L’INCHIESTA DI GIULIO GIUSTINIANI SULLA P2
A ricordare il passaggio al Corriere di Giulio Giustiniani è Giangiacomo Schiavi proprio sulle colonne del quotidiano di via Solferino. “Era arrivato chiamato da Ugo Stille per rafforzare la macchina del quotidiano che voleva tornare a primeggiare per autorevolezza e diffusione“. Ma ricorda anche che voleva fare il politologo, finendo però in cronaca. Nel 1981 però realizzò una delle più importanti inchieste sulla P2 e la massoneria toscana, dopo la quale Gianfranco Piazzesi fu costretto alle dimissioni, mentre lui venne emarginato dal giornale. “Nella loggia di Licio Gelli c’erano anche i nomi dei suoi editori. È una medaglia che vale una carriera“.
Dopo l’esperienza televisiva, è cominciata la seconda vita di Giulio Giustiniani, con l’amore della moglie Elisabetta Nonino e tre figlie amatissime. Tre mesi fa Schiavi lo ha incontrato. Ora ricorda cosa gli disse: “Non ho rimpianti, abbiamo vissuto un giornalismo irripetibile. Questo di oggi non mi piace più. Troppi io, io, io. Troppa ideologia furente. Si lavora tra internet, chiacchiere e telefonate…“.