Il diario della giustizia italiana registra la nomina di Pietro Gaeta a nuovo Pg della Cassazione. Di recente era comparso nelle chat di Palamara
Mentre su un fronte il ministro Nordio, in un’aula della Camera semideserta, ha affrontato la discussione sulla mozione di sfiducia nei suoi confronti per la vicenda Almasri e in quello opposto si sono iniziati a registrare le prime adesioni di peso, come quella del procuratore Gratteri, all’astensione dalle udienze proclamata dai magistrati per la giornata odierna, il Csm ha nominato il nuovo procuratore generale della Cassazione ovvero, enfatizzando un po’, il capo di tutti i pubblici ministeri italiani.
La battaglia si preannunciava molto combattuta, fra l’altro disattendendo una precisa scelta del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il cui invito ad un una scelta unanime era stato disatteso dalla Quinta commissione che aveva portato al plenum due proposte: la prima, quella di maggioranza, approvata con 5 voti, per Pietro Gaeta, attualmente avvocato generale della Cassazione, e la seconda per Pasquale Fimiani, anch’egli avvocato generale a Piazza Cavour.
Per la proposta di maggioranza avevano votato in commissione il laico di Iv Ernesto Carbone e i togati Maurizio Carbone (Area), Michele Forziati (Unicost), Domenica Miele (Magistratura democratica) ed Eligio Paolini (Magistratura indipendente). A sostegno della proposta riguardante Fimiani, invece, si era espressa la consigliera laica eletta in quota Lega, Claudia Eccher. La sua scelta di discostarsi dalle indicazioni del Colle aveva creato non poco imbarazzo non solo per la mancata unanimità della scelta ma soprattutto per la ragione espressamente formalizzata del suo “rifiuto”, ispirato ai contenuti della chat che Gaeta aveva intrattenuto con Luca Palamara, ex presidente dell’Anm ed ex regista delle nomine del Csm, poi espulso dalla magistratura per le note vicende.
A spuntarla ieri è stato Gaeta e la cosa non può che rallegrare per l’elevato profilo del magistrato.
Certo, l’ombra lunga di quelle chat che, a corrente alternata, vengono usate per punire o assolvere magistrati che, a turno, si sono ritrovati a bussare alla porta di Palamara, chiedendo consigli o aiuti, appare emblematica di una stagione che tarda a potersi considerare chiusa, soprattutto per come essa è stata e per certi versi continua a essere gestita.
In questo caso, la vicenda di Gaeta riguarda una sola conversazione, divisa in più messaggi, nemmeno inviati da lui, alla vigilia di una nomina importante, quella di avvocato generale. Secondo l’interpretazione fatta dai laici di centrodestra, Gaeta, magistrato in quota Md (la corrente più invisa alla maggioranza), avrebbe chiesto un appuntamento a Palamara, sebbene non direttamente ma attraverso la mediazione di un altro magistrato, Pina Casella, all’epoca sostituto procuratore generale della Cassazione in quota Unicost, ovvero la stessa corrente di Palamara. La promozione di Gaeta arriverà quando Palamara non è più al Csm, a febbraio 2019.
Ciò che rende emblematica la vicenda, tuttavia, è proprio la circostanza che egli non avesse alcun bisogno di quell’aiuto, ciò nonostante la sua corrente si attivò in qualche modo, non fosse altro che per evitare brutte sorprese. E d’altronde, giova ribadirlo, non ci sono prove che ci sia mai stato questo aiuto. Invece, per strani giri del fato, a sostenere l’accusa nel procedimento disciplinare a carico di Palamara è stato lo stesso Gaeta, che propose e ottenne la radiazione.
A soffiare sul fuoco dei laici di centrodestra per opporsi alla nomina di Gaeta va inoltre segnalata un’interrogazione parlamentare presentata nelle settimane scorse dal capogruppo al Senato di Forza Italia Maurizio Gasparri.
Il curriculum di assoluto rilievo spazza francamente via ogni dubbio circa il fatto che l’unico titolato a diventare il successore di Luigi Salvato fosse Piero Gaeta ed a lui vanno rivolti i migliori auguri, sicuri che saprà affrontare al meglio le insidie e le asperità che lo attendono al varco.
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