GUARESCHI/ Il Cristo della via Emilia: se don Camillo si fa in cinque

- Egidio Bandini

Oggi al Meeting di Rimini torna Guareschi, in un incontro di testimonianze e letture guareschiane: "Il Cristo della via Emilia"

guareschi fernandel doncamillo 1 wikipedia1280 640x300 Giovannino Guareschi e Fernandel sul set di "Don Camillo" nel 1952 (foto da Wikipedia)

L’ambiente è un pezzo della pianura padana: e qui bisogna precisare che, per me, il Po comincia a Piacenza. Il fatto che da Piacenza in su sia sempre lo stesso fiume, non significa niente: anche la Via Emilia, da Piacenza a Milano, è sempre la stessa strada; però la Via Emilia è quella che va da Piacenza a Rimini.

Non si può fare un paragone tra un fiume e una strada perché le strade appartengono alla storia e i fiumi alla geografia. E con questo? La storia non la fanno gli uomini: gli uomini subiscono la storia come subiscono la geografia. Il paese di Mondo piccolo è un puntino nero che si muove assieme ai suoi Pepponi e ai suoi Smilzi, in su e in giù lungo il fiume per quella fettaccia di terra che sta tra il Po e l’Appennino…

Inizia così la lettura guareschiana all’incontro “Il Cristo della via Emilia. Da Giovannino Guareschi ai giorni nostri” che si terrà domenica 21 agosto alle 17, nella sala Open fiber A2 al Meeting di Rimini edizione 2022. Ad alternarsi ai testi di Giovannino Guareschi, i racconti di cinque sacerdoti che incarnano, oggi, la presenza del Cristo di don Camillo lungo un’ideale Via Emilia che collega, appunto, Piacenza alla Riviera romagnola. Partirà don Daniel Cadrenas, missionario degli “Identes”, che al monastero di Santa Maria degli Angeli di Busseto ospita gruppi di giovani e giovanissimi, da tutta Italia; quindi don Luigi Valentini, che a Marore di Parma ha creato dal nulla la “Comunità Betania” che assiste tossicodipendenti, carcerati, immigrati e malati di Aids e oggi accoglie i profughi ucraini; poi don Giancarlo Plessi, presidente del Centro Manfredini di Piacenza, che ospita e accudisce adulti psichicamente disabili; ancora don Daniele Benecchi, cappellano militare regionale della Guardia di finanza, con alle spalle una storia di vicinanza alle forze armate, sempre nel nome di Gesù e, infine, don Pierre Laurent Cabantous, parroco del Duomo di Cervia, autore di un volume che riporta i suoi dialoghi con Gesù: il suo Cristo dell’altar maggiore. Storie reali, come quelle che Giovannino “inventava dal vero” e poi, immancabilmente, si verificavano, addirittura più sorprendenti di quelle dei racconti.

Il Mondo piccolo di Guareschi e la sua innata “passione per l’uomo”, dichiarata a gran voce dalle parole del Cristo dell’altar maggiore, ripercorrono quel viaggio in bicicletta del 1941, ritratto dalla mostra “Route 77 tre anni dopo”, che accompagna il “Cristo della Via Emilia”. A 70 anni dall’uscita del primo film Don Camillo e a 50 da quella dell’ultimo, Don Camillo e i giovani d’oggi la voce del Cristo ci parla ancora, attraverso questi sacerdoti e le loro vite, attraverso i racconti di Giovannino ed è una voce che consola, sostiene, rinfranca. Quella stessa voce cui anche noi, come don Camillo, diamo ascolto perché, scriveva Guareschi, è la voce del “Miglior Consigliere dell’universo”.

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